Prende sempre più piede il tacito accordo tra le due Regioni che svuoterà l’invaso del Liscione a danno di agricoltori e cittadini del Basso Molise. Il tutto grazie alla realizzazione di una condotta di dieci chilometri che porterà l’oro blu dall’invaso molisano al potabilizzatore di Finocchito, nella Capitanata. Intanto l’importante tema non è mai approdato in Aula nonostante solleciti e richieste fatte al governatore Toma e alla sua Giunta.
di Patrizia Manzo, portavoce M5S in Consiglio regionale
Fare cassa con l’acqua, il nostro bene più prezioso: i timori che ho sollevato alla fine del mese di giugno – all’indomani della famigerata riunione tenutasi al Consorzio della Capitanata alla quale parteciparono la Regione Molise e il Consorzio di bonifica Larinese – si sono concretizzati.
Si dice che ci vogliono tre indizi per avere una prova. La conferenza stampa tenuta dai vertici istituzionali della Regione Puglia sull’argomento è un’ammissione di responsabilità alla quale fa da contraltare stonato l’omissione dell’identica informazione da parte della Regione Molise. La notizia spiega che sono in stato avanzato le interlocuzioni tra i presidenti Toma ed Emiliano sul progetto di realizzazione di una condotta di 10 chilometri che porterà l’acqua dell’invaso del Liscione fino al potabilizzatore di Finocchito, prosciugandola alle necessità di cittadini e agricoltori del Basso Molise a fronte di un ristoro previsto di 5 milioni di euro.
L’iter di realizzazione del progetto va davvero oltre quelle che vennero definite “riunioni interlocutorie”, tant’è che la notizia viene rilanciata con entusiasmo dai vertici regionali pugliesi. E non potrebbe essere diversamente visto che la nostra acqua disseterà migliaia di cittadini della Capitanata. Nel mentre, in Molise tutto tace: nessuno è stato messo a conoscenza di tutto ciò. Il Consiglio non ha affrontato né discusso questa ipotesi sulla quale avevamo chiesto, grazie alla mozione presentata dalla collega Fanelli e che ho condiviso convintamente, che l’Aula fosse informata dello stato dell’arte delle interlocuzioni e del progetto.
In merito a questo esproprio e trasferimento di bene comune si è preferito adottare la strategia del “fiume carsico”: scorre sotterraneo, in Molise, per poi riemergere con forza in Puglia dove arriveranno ulteriori 50 milioni di metri cubi d’acqua che di fatto eviterebbero ai nostri vicini di attingere troppo dall’invaso di Occhito che, proprio la scorsa estate, ha mostrato di essere al di sotto della soglia limite come avevo purtroppo denunciato con largo anticipo a febbraio, con una interpellanza a mia firma.
Il progetto della condotta costerà 10 milioni di euro, totalmente a carico della vicina Puglia. Al Molise un ristoro stimato sui 5 milioni di euro l’anno che consentirebbe di cofinanziare i lavori per eliminare le problematiche infrastrutturali che non permettono ai consorzi di bonifica di utilizzare l’acqua dell’invaso. Il ristoro, secondo la narrazione dei vicini pugliesi, eviterebbe di far gravare i costi di quell’opera sugli agricoltori molisani costretti, altrimenti, a pagare di più l’acqua.
Mentre invece, grazie alla loro benevolenza, tutto questo aggravio di costi sarà eliminato. Non solo: l’opera di ingegneria idraulica di cui nessuno in via Genova sembra conoscere i dettagli – posto che registrammo a fine giugno una certa ‘vaghezza’ nelle dichiarazioni rese in aula – ci permetterà di regalare l’oro blu del Molise ai cugini pugliesi invece di disperderla a causa delle nostre pessime condotte idriche diventate ormai un colabrodo.
Non è in discussione la solidarietà, voglio ribadirlo con forza. Ma torna il solito triste tema che sembra il leit motiv di questa legislatura: nessuna informazione dai vertici istituzionali all’Aula, nessun confronto, nessuna condivisione di strategie e programmazione. Continuiamo a subire scelte calate dall’alto, sconosciute al Consiglio regionale dove tali decisioni dovrebbero essere affrontate e adottate.
Se fossi in Toma nutrirei anche fondati dubbi sui ristori annunciati: se la memoria non m’inganna, anche quelli previsti per la cessione delle acque di Occhito, dal 1978, non sono mai arrivati né tanto meno mi pare siano stati richiesti dai successivi governi regionali, compreso quello attuale che guida. Eppure quei ristori, in termini infrastrutturali, avrebbero dovuto ‘salvare’ cittadini e agricoltori dalla sete. Vorrei davvero conoscere la posizione del presidente Toma e della Giunta ma nella sede più opportuna, quella del Consiglio regionale tenuto colpevolmente all’oscuro della realizzazione di questa opera che penalizzerà fortemente cittadini, agricoltori, ecosistema e ambiente molisani.