L’anno del rilancio si è trasformato in un nuovo Annus horribilis. Il traino delle riforme nazionali in Molise non funziona: dietro il paravento di un flebile aumento dei visitatori si celano numeri ancora esigui, introiti imbarazzanti e una gestione discutibile e in controtendenza con i dettami di Roma. E’ quasi impietosa la fotografia scattata dal MoVimento 5 Stelle Molise al settore Cultura in regione.
Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha appena pubblicato i dati complessivi delle 17 regioni che accolgono luoghi di cultura statali. I numeri del 2014 mostrano un aumento di presenze che interessa quasi tutte le regioni, dovuto soprattutto alla Riforma Franceschini, che prevede nuovi piani tariffari, orari d’ingresso anche serali e l’istituzione della “domenica al museo”, che ha permesso l’entrata gratuita nei siti statali a qualcosa come un milione e mezzo di persone nelle 6 edizioni annuali.
Il trend positivo ha coinvolto tutte le regioni, all’apparenza anche il Molise. Ma approfondendo i dati, ci rende conto della nuova debacle regionale. I numeri, infatti, restano impietosi: 77.168 visitatori annuali per un incasso di poco superiore ai 25.000 euro; quindi, circa 200 visitatori al giorno che, divisi per i 13 siti molisani di interesse statale, fa una media di circa 15 visitatori giornalieri. Numeri imbarazzanti a dispetto dei tanti giudizi positivi espressi, come quello di Nico Ioffredi consigliere con delega alla cultura. (link)
E ora entriamo nel dettaglio. Boom di visite per il Museo Paleolitico di Isernia, passato dai 6.563 visitatori del 2013 (1.587 paganti e 4.976 non paganti) agli 11.673 del 2014 (4.343 paganti e 7.330 “free”). Bisogna però ricordare che nel dicembre 2013 è stato inaugurato il padiglione didattico che completa l’unica sala espositiva accessibile al museo isernino. Un’apertura che avrebbe dovuto e potuto aggiungere decine di migliaia di visitatori al sito, basti seguire il confronto con il MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, inaugurato nello stesso anno, che nel solo primo mese di apertura ha registrato 85.000 visite, quindi più di quelle registrate in tutti i siti molisani in un anno.
Da segnalare, inoltre, gli introiti irrisori del museo di Isernia: soli 8.342 euro del 2014. Soldi che non coprono neanche le spese di gestione di un solo mese (almeno si pensa, visto che non sono reperibili informazioni a riguardo).
Ora, invece, vediamo nel dettaglio i numeri impietosi relativi agli altri siti regionali:
- Museo Sannitico di Campobasso (gratuito): 3.173 nel 2013, 4.629 nel 2014 (+ 1.426 presenze e zero entrate);
- Palazzo Pistilli di Campobasso (gratuito): 2.349 nel 2013, 1.755 nel 2014 (-594 presenze e zero entrate);
- Castello di Civitacampomarano (gratuito): 3.652 nel 2013, 1.510 nel 2014 (-2.142 presenze e zero entrate);
- Castello di Gambatesa (gratuito): 3.817 nel 2013, 3.999 nel 2014 (+182 presenze e zero entrate);
- Anfiteatro di Larino: disponibili i dati solo del 2014, 1.351 visitatori e zero incassi;
- Area archeologica di Sepino (gratuita): 17.368 nel 2013, 14.770 nel 2014 (-2598 presenze e zero introiti), dati forniti in maniera del tutto approssimativa visto che non esiste nessun tipo di conteggio;
- Museo archeologico di Sepino: 3.255 nel 2013, 3.849 nel 2014 (+594 presenze e 2.472 euro di incassi);
Spostandoci in provincia di Isernia:
- Museo archeologico di Santa Maria delle Monache di Isernia: 1.200 nel 2013, 671 nel 2014 (-529 presenze e 413 euro di incassi); i numeri bassissimi sono dovuti anche alla momentanea chiusura della struttura durante l’anno e al trasferimento di parte del materiale preistorico nel nuovo museo;
- Complesso Monumentale di San Vincenzo al Volturno (gratuito): 9.790 nel 2013 e 9.337 nel 2014 (-453 presenze e zero entrate);
- Santuario Italico di Pietrabbondante: 11.269 nel 2013, 11.122 nel 2014 (-147 presenze e 12.373 euro di incassi);
- Museo archeologico di Venafro: 3.050 nel 2013, 3.426 nel 2014 (+376 presenze e 1.877 euro di incassi);
- Castello Pandone di Venafro (gratuito): 10.024 nel 2013, 9.076 nel 2014 (-948 presenze e zero introiti).
Sette siti su undici sono in passivo nel conteggio delle visite che nel 2014 non sono aumentate che di due, trecento unità. Insomma, la prima convenzione voluta dal Soprintendente ai Beni culturali Gino Famiglietti e lo spin off dell’Università del Molise, ‘GAIA Business System’, per valorizzare molti di questi siti, pare non aver portato a nulla.
Non solo. Ad ottobre scorso, sempre Famiglietti ha voluto indire un bando (già criticato dal MoVimento 5 Stelle il 3 novembre 2014) per l’assegnazione ad una sola associazione della gestione di tutti, sì proprio tutti i siti culturali statali in Molise. Il bando è stato assegnato in maniera automatica visto che c’era un unico partecipante: l’associazione di promozione sociale Me.Mo. Cantieri Culturali.
Il MoVimento 5 Stelle attende ora i risultati di questa nuova gestione, sperando che la perseveranza del dott. Famiglietti sia ripagata con risultati tangibili, vista la situazione in cui versano da oltre 20 anni i beni culturali in Molise, a causa della incompetenza e della negligenza dei responsabili di settore.
Una cosa è certa: la scelta del Soprintendente appare in netta controtendenza rispetto al nuovo decreto del ministro Franceschini che apre la gestione del patrimonio culturale ai grandi operatori privati, anche stranieri, per superare la frammentarietà gestionale dei piccoli operatori locali. Anche da questo si deduce l’assenza di dialogo tra il Ministro e il suo rappresentante in Molise, entrambi fautori di due modelli che comportano una gestione monopolistica (micro in un caso, macro nell’altro) del patrimonio culturale, invece di favorire la creazione di una rete di soggetti, già presenti sul territorio, che operino secondo criteri democratici e in base ad una trasparente valutazione di merito.
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