Dall’incontro in Prefettura organizzato dalla Commissione bicamerale per le Questioni Regionali è emersa una realtà che sosteniamo da tempo: la riforma dell’Autonomia differenziata è un progetto datato, riferibile a modelli di circa vent’anni fa che non tiene conto delle esigenze di oggi e, soprattutto, mette a serio rischio regioni fragili, come il nostro Molise.
di Roberto Gravina
Si è svolta oggi in Prefettura a Campobasso la diciassettesima tappa dell’indagine conoscitiva sui Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), organizzata dalla Commissione bicamerale per le Questioni Regionali. Un incontro istituzionale che evidenzia l’inadeguatezza di una riforma sull’autonomia differenziata giudicata irricevibile per regioni come il Molise.
Con una demografia inclemente, che colpisce soprattutto le regioni più piccole come la nostra, e con aree interne in continuo e progressivo spopolamento, continuare a credere in una riforma così scriteriata e anacronistica appare una follia. Parliamo di un progetto datato, riferibile a modelli di circa vent’anni fa, che non tiene minimamente conto della realtà odierna e dei rischi che regioni fragili come il Molise potrebbero correre. Le rassicurazioni che arrivano dagli esponenti del centrodestra, sia a livello nazionale che regionale, sono sempre più casuali e risibili.
Il mio monito va al presidente della Regione Molise, invitandolo ad abbandonare il silenzio assenso nei confronti del governo nazionale e a prendere una posizione netta contro una riforma che potrebbe aggravare ulteriormente le condizioni del territorio. Vorremmo che, a partire dal presidente della Regione, vi fosse la consapevolezza che il nostro territorio, da una riforma del genere, non potrà che uscirne ulteriormente con le ossa rotte. È indispensabile contrastare una politica che continua a ignorare le peculiarità del Molise e delle sue aree interne, aggravando le disuguaglianze già esistenti. Continueremo a vigilare e a opporci a un progetto che rischia di compromettere il futuro delle comunità molisane.