Non possono e non devono passare inosservate le anonime intimidazioni subite dai magistrati palermitani impegnati nel Processo sulla Trattativa Stato-Mafia (Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Antonino Di Matteo) e dal Procuratore Generale della Corte di Appello di Palermo, Roberto Scarpinato.
Non può e non deve essere sottovalutato, in particolare, l’ordine di morte indirizzato proprio al Pubblico Ministero Antonino Di Matteo, inviato da Salvatore Riina durante l’ora d’aria parlando col boss della Sacra Corona Unita, Alberto Lorusso, da molti ritenuto il capo di cosa Nostra.
Non si possono e non si devono sottacere le numerose segnalazioni in tal senso, decine di testimonianze finanche di alcuni bambini, che sembrano confermare la volontà omicida della malavita.
Ma non si può e non si deve trascurare l’incredibile ritardo nel disporre tutte le misure utili a garantire l’incolumità del magistrato. Né possono passare sotto silenzio le dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss dell’Acquasanta Vito Galatolo riguardo una serie di piani per uccidere Di Matteo e ordinati dal reggente di cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Dichiarazioni per le quali sarebbero già pronti 200 chili di tritolo per uccidere Di Matteo.
Queste, come tante altre, sono testimonianze confermate da altri collaboratori di giustizia. A tutto questo si aggiunga la sorprendente bocciatura, da parte del Csm, della candidatura proprio del pm Di Matteo alla Procura Nazionale Antimafia, nonostante gli alti requisiti posseduti. Fatti che ricordano quelli già accaduti negli anni ’90 con Falcone e Borsellino. Il tutto, nonostante il pm si ritrovi anche escluso da nuove indagini sul crimine organizzato di stampo mafioso, in quanto il suo incarico come membro della Direzione distrettuale antimafia risulta scaduto. Ebbene, su questa vicenda nessuno dei principali rappresentanti istituzionali ha speso una parola.
Una cosa è certa: Di Matteo non rimarrà solo. Anche il Movimento 5 Stelle Molise fa appello a istituzioni e società civile per stringersi attorno alla figura di un uomo che serve lo Stato con reale spirito di servizio, mettendo a repentaglio la sua stessa vita per riaffermare i principi di giustizia e legalità. Valori alla base della convivenza civile e democratica.
Anche noi ci uniamo al coro, insieme di sdegno e solidarietà, già lanciato dal Movimento delle Agende Rosse presieduto da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato in via D’Amelio, per gridare: “Noi siamo con Nino di Matteo”. Una verità che in tanti grideranno durante la manifestazione nazionale in programma a Roma
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