Se la religione è l’oppio dei popoli, la televisione oggi è l’oppio degli elettori, è evidente. L’influenza narcotizzante di alcuni programmi televisivi sull’elettorato medio è purtroppo determinante nella vita politica nostrana. Pochi italiani possono obiettare, a meno che dal ’94 in poi non siano vissuti dall’altra parte del globo. Da quegli anni infatti, come riporteranno anche i libri di storia, il Silvio re delle televisioni, con l’aiuto dei suoi vassalli presentatori e pseudogiornalisti, ha letteralmente sopraffatto il Paese e conquistato il Governo con promesse e slogan mai concretizzati, ha inventato nuovi schemi, ha disorientato nuove menti. Da quegli anni, tanto per cambiare, memori dell’insegnamento, quando un partito e i suoi esponenti pretendono consenso elettorale, vanno ad occupare qualunque format del palinsesto generalista dove sia possibile sedersi su poltrone ben inquadrate, dall’alba a tarda notte. A dispensare fumi della confusione, con l’assistenza dei conduttori, complici di questo fallimento comunicativo. Se alle 7 e mezza di mattina, appena sveglio, accendi la tv e ti trovi la Santanché o la Mussolini che già sbraitano, devi cominciare a farti delle domande, devi cominciare a chiederti se meriti di essere trattato esclusivamente come un vettore di croce su scheda elettorale.
La disastrosa democrazia rappresentativa in Italia, si manifesta nella sua massima espressione al momento topico delle elezioni. Quando il cittadino medio diventa un target commerciale, si toglie le vesti di uomo, si siede sul divano col telecomando o si siede in auto su strade trafficate, e si affida quasi completamente alla comunicazione unilaterale e fredda del politico di turno, dai talk show alle gigantografie affisse sui muri. Siamo certi che quella vecchia scatola catodica inventata per l’intrattenimento, e le tonnellate di carta e slogan inquinanti, siano strumenti idonei alla creazione individuale di un voto consapevole? Il MoVimento 5 Stelle vuole dimostrare che si può e si deve comunicare in altro modo, anche coi fatti. Vuole ricordare che l’informazione corretta è un fondamento della democrazia, ancor di più di quella partecipata e diretta che tanto agogniamo.
Ci siamo chiesti se può essere utile andare a sedersi in questi siparietti, e ci chiedono in molti se seguiamo le “direttive” di Grillo sul non andarci. Noi siamo abituati a seguire la nostra strada, che non incrocia con quella di Grillo, tranne che per questioni tecniche. La nostra scelta è sempre stata autonoma, e sempre legata ai principi base del MoVimento che molto spesso i nostri interlocutori dimenticano. Dimenticano che i 5 stelle prediligono un altro tipo di comunicazione, quella trasparente, interattiva, sobria, la comunicazione ‘potabile’ e non inquinata, la comunicazione che permette un confronto vero con i cittadini. Finalizzata alla partecipazione, materiale o intellettuale, che non ha a che fare con divani e telecomandi. Assemblee senza leader, banchetti informativi, costruzione collettiva di programmi elettorali trasparenti, condivisione di idee, non le abbiamo inventate noi, lo sanno tutti, sono il sale della democrazia.
Non si capisce poi perché un amministratore di un comune del Veneto debba andar a parlare di spread o di pettegolezzi e non delle sue attività in comune per le quali è stato eletto. Cui prodest? Il politico tuttologo perennemente in tv non esiste in realtà, è solo una finzione, quindi perché fargli domande. La politica sta diventando puro gossip, e l’impegno di semplici cittadini che vogliono organizzarsi viene strumentalizzato come fossero lanzichenecchi o semplici burattini. Siamo stati anche noi (il portavoce) invitati in televisioni locali e anche nazionali, e quasi sempre la risposta è stata secca “Grazie, no”. Siamo stati raramente presenti e lo saremo, solo per motivi particolari, quando l’assemblea degli attivisti lo stabilirà. Comunque il nostro rifiuto ci mantiene coerenti con l’idea della politica fatta come servizio civile sul territorio e non come mestiere di cui fregiarsi, con massimo due mandati e con una giusta, non spropositata, retribuzione, concetti che cozzano pesantemente col mondo dello spettacolo.
Noi non ripudiamo la televisione in toto, nessuno vuole fare a meno della partita o del film della domenica, dell’inchiesta di Report o dei telegiornali, non siamo ipocriti. Vogliamo una televisione diversa, un dibattito politico serio, trasparente e incentrato sulle tematiche affinché si crei correttamente un voto consapevole. Per questo bisogna anche arrivare a posizioni estreme, disertando questi programmi, a meno che non siano tribune politiche pre-elezioni. Torniamo alle vecchie tribune politiche allora, quando il messaggio era chiaro, e le domande soprattutto intelligenti. Ma comunque il nostro sogno si avvererà solo quando vedremo girare le telecamere dalla parte degli spettatori, dei cittadini…perché la politica è da questa parte. Solo così finirà il fanatismo perché diventiamo tutti protagonisti della vita pubblica.
Non si tratta quindi di un vero e proprio boicottaggio, ci piace venga intesa, senza presunzione, come una lezione di buona politica.