Da anni denunciamo spreco di denaro pubblico, strutture fatiscenti e un sistema di scatole cinesi che hanno frenato lo sviluppo di Campitello Matese. A febbraio scorso il Consiglio regionale ha votato all’unanimità una mozione per risolvere queste storture e rilanciare il turismo invernale molisano. Ma a quelle intenzioni non sono seguiti i fatti.
Di Fabio De Chirico, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise
Ricordate la mozione votata a febbraio all’unanimità dal Consiglio regionale su Campitello Matese? Dopo un confronto in commissione con sindaci, albergatori e maestri di sci, che avevano accusato la Regione di errori di programmazione e ritardi negli interventi di manutenzione, all’unanimità il Consiglio regionale ha impegnato la Giunta ad accelerare le liquidazioni in essere, a cedere al Comune di San Massimo la titolarità degli impianti di risalita e a trasferire allo stesso Comune le somme necessarie all’ammodernamento dell’impianto di innevamento artificiale e dell’impiantistica sportiva.
Quel giorno in pratica, tutti, maggioranza e opposizione, hanno certificato il fallimento della Regione Molise prospettando un radicale cambio del modello di gestione degli impianti. Al termine della seduta, tutti soddisfatti, sindaci del comprensorio, operatori economici e, soprattutto, i consiglieri matesini che si erano fatti portavoce, in aula e non, delle criticità e delle soluzioni. Tra loro, uno su tutti: il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone. Tuttavia quel giorno un “piccolo” particolare non è stato preso nella dovuta considerazione: l’assenza al dibattito e al voto del governatore Toma e del sottosegretario Pallante. Persino gli assessori non erano presenti, anche se allora non avrebbero potuto esprimere un voto.
Ad ogni modo colpiva la disinvoltura con cui la maggioranza aveva sconfessato quanto deciso solo un anno prima, ma attendevamo la Giunta alla prova dei fatti. D’altronde sono anni che denunciamo sperpero di denaro pubblico, strutture fatiscenti, fondi disponibili ma fermi, insomma l’intero sistema di scatole cinesi che ha frenato lo sviluppo di Campitello Matese.
Nel Consiglio regionale del 3 giugno scorso, una prima prova dei fatti c’è stata e, probabilmente, è venuto fuori l’inganno nei confronti di sindaci e operatori economici. L’occasione per far esprimere sul tema, una volta per tutte, Toma, Pallante e gli assessori regionali, questa volta titolari di diritto di voto, è stata un ordine del giorno del M5S a mia prima firma. Un ordine del giorno datato addirittura novembre 2018, ma ancora attuale, con il quale chiedevamo al Presidente di riferire se e come avesse scongiurato il rischio di fallimento di Funivie Molise SpA specificando le azioni adottate per facilitare la procedura liquidatoria in corso. Un discorso estremamente collegato agli asset da trasferire al Comune di San Massimo.
Dopo il mio discorso illustrativo, richiamando gli impegni presi da tutti in Aula a febbraio scorso, Toma, Pallante, gli assessori e soprattutto Micone, hanno preferito restare in assoluto silenzio, senza assumersi responsabilità. A parte Toma, che non ha partecipato volutamente al voto, gli altri hanno solo aperto bocca per un lapidario “no” all’impegno. Qualcun’altro si è dileguato in quell’esatto momento, e solo le due consigliere ex Lega hanno votato insieme all’opposizione. In pratica la Giunta e quasi l’intera maggioranza si sono lavate le mani rinviando ancora una volta le soluzioni. Del resto ormai hanno abituato i molisani: con le parole sono sempre bravi. Solo con quelle però.