Abbiamo fatto un secondo sopralluogo presso l’ospedale Caracciolo di Agnone e la situazione è immutata: una struttura all’avanguardia che non è resa operativa per l’immobilismo dei vertici Asrem. Dalla carenza di personale alle procedure di gara per acquisto di materiali rimandate da vent’anni, i problemi del Caracciolo sono simili a quelli riscontrati in tutti gli ospedali molisani. Visto che l’Asrem continua ad ignorarci, ci rivolgeremo alla magistratura.
Di Andrea Greco, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise
Resta alta la nostra attenzione sulla sanità molisana. Per questo sono tornato a verificare le condizioni in cui operano i medici dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, unico baluardo della salute nelle aree interne al confine tra Molise e Abruzzo. Ancora una volta, ho toccato con mano l’atavica carenza di personale. Nonostante la narrazione mediatica dei problemi sanitari sia incentrata sulla questione commissariamento, facendo da eco a quanto dichiarato dallo stesso presidente Toma, sono convinto che i problemi più seri siano altri.
In primis, l’immobilismo della Direzione generale, che non procede con l’opportuna velocità ad individuare i responsabili dei reparti, portando a conclusione le procedure concorsuali. Prima dell’estate ho chiesto un incontro al direttore generale Oreste Florenzano, con un sincero spirito collaborativo, ma il mio appello formale è rimasto inascoltato. I problemi che ho riscontrato ad Agnone sono gli stessi che, insieme ai miei colleghi, ho trovato in tutti gli ospedali molisani.
Faccio qualche esempio. Nei centri di Nefrologia della regione, i medici sono in grandissima sofferenza, tanto da dover rinunciare alle ferie e da non permettersi il ‘lusso’ di ammalarsi. Ad ottobre è previsto un concorso per l’assunzione di tre nefrologi ma, stando ai nostri calcoli e a quanto ci riferiscono gli stessi medici, ne servirebbero almeno cinque. Si tratta di un esempio che spiega perfettamente cosa non va: i concorsi dell’Asrem dovrebbero essere tarati sulle reali esigenze della sanità pubblica.
Altro esempio di inefficienza è quello della Day Surgery. La chirurgia del Caracciolo è praticamente chiusa da maggio, ovvero da quando è andata in pensione l’anestesista. Delle sale operatorie all’avanguardia, dunque, che non operano per il solito problema: la carenza di personale. Basterebbe che Asrem si attivasse per mandare al Caracciolo un anestesista, anche per pochi giorni a settimana, per alleggerire il carico di lavoro di altri ospedali, da Isernia a Campobasso.
Un ultimo esempio poi voglio farlo riguardo al laboratorio Analisi, dove da circa vent’anni si continuano ad acquistare i reagenti dalle stesse aziende, senza alcuna procedura di gara. Questo vuol dire che potremmo razionalizzare i costi, ma preferiamo spendere milioni di euro con i prezzi imposti dai fornitori. Un assurdo.
Tutti questi problemi si riscontrano grosso modo nell’intera rete sanitaria molisana e, voglio chiarirlo, non dipendono dai famigerati commissari. Dipendono da Asrem. Ogni Tac, ogni esame, ogni operazione che non viene fatta in un ospedale pubblico apre un mercato redditizio per le strutture private accreditate. Privati che la politica ha scientemente continuato a finanziare, mentre la sanità pubblica veniva smantellata e non messa in condizioni di operare.
Non ci sto, non posso stare a guardare. Ora, visto che l’Asrem ha più volte ignorato i nostri appelli al dialogo, sarò costretto a rivolgermi alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica. Perché se delle strutture potenzialmente competitive, come il Caracciolo, non vengono messe in condizione di operare, a mio avviso si sta facendo un vero e proprio danno alla collettività, da un punto di vista economico e sanitario.