Le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane è in costante peggioramento. In Molise, in particolare, si registra un pesante sovraffollamento delle case circondariali e di reclusione. L’ultimo rapporto sulle condizioni di detenzione, presentato a marzo scorso dall’associazione ‘Antigone’, mette nero su bianco le nostre criticità: a fronte di una capienza di 271 posti, le carceri molisane ospitano attualmente 344 detenuti. Abbiamo dunque il 126 per cento di sovraffollamento. Una condizione già grave di per sé, ma ulteriormente peggiorata dalla carenza di personale, divenuta insostenibile proprio negli ultimi anni.
Altre Regioni si sono attivate per sanare il problema
Se è vero che questa situazione accomuna diverse regioni italiane, soprattutto al Centro-Sud, è altrettanto vero che in altre regioni come l’Abruzzo qualche intervento finalizzato a sanare il problema è stato intrapreso. Queste carenze sono, evidentemente, sempre più spesso causa di episodi di violenza, aggressioni e tentativi di evasione. Episodi che a volte sfuggono alle cronache, ma denunciati costantemente dai sindacati di categoria.
Gli agenti e gli operatori di polizia penitenziaria sono costretti a turni massacranti e gravati da compiti prima svolti da altre forze di polizia. Pensiamo al piantonamento dei detenuti ricoverati, che prima spettava alla Polizia di Stato e ai Carabinieri. Ma il compito di sorvegliare i detenuti e mantenere l’ordine pubblico sono solo una parte del lavoro che si svolge nelle carceri. La nostra Costituzione, infatti, prende in grande considerazione la funzione rieducativa associata alla detenzione.
Noi riteniamo che investire sul reinserimento sociale sia il modo migliore per garantire una società più sicura. Un detenuto perfettamente reintegrato, che esca dal carcere con un’educazione scolastica ed un know how spendibile nel mondo del lavoro, può trasformarsi da potenziale pericolo in risorsa.
Servono programmazione, formazione, accompagnamento e investimenti
Ma per garantire delle carceri più umane e sicure e dei detenuti rieducati occorrono programmazione, corsi di formazione, attività di accompagnamento e investimenti in uomini e infrastrutture. Pensiamo all’importanza che può avere per un detenuto di Isernia il ripristino del campetto da calcio, ad esempio.
Per tutte queste ragioni, abbiamo chiesto un impegno concreto del Presidente Toma presso le autorità competenti, come il Ministro della Giustizia, affinché vengano innanzitutto ripristinate le piante organiche previste dal 2017. Per il Molise sono previste infatti 133 nuove unità a Larino, 112 a Campobasso e 40 a Isernia.
Ma a tal proposito sarà importante che il governatore promuova, in Conferenza delle Regioni, una proposta di dotazione aggiuntiva di personale, anche nell’ottica del reinserimento sociale. In generale, Toma dovrà promuovere la dotazione di strutture e personale idonei ad assicurare la prosecuzione dei percorsi rieducativi, lavorativi e trattamentali.
La nostra mozione è stata approvata all’unanimità in Consiglio regionale. Ora ci aspettiamo che il problema delle carceri molisane non venga più nascosto sotto il tappeto, per una società più giusta e sicura.