Il presidente della Regione ci nega di leggere i verbali dell’Unità di crisi Covid con motivazioni pretestuose. Nel frattempo, il governatore che ha accentrato a sé tutti i poteri, sarebbe pronto a fare l’ennesimo regalo alle strutture sanitarie private accreditate. La gestione della cosa pubblica in Molise somiglia sempre più a quella di una monarchia assoluta. Altro che democrazia!
Di Andrea Greco, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale
Mi trovo a dover denunciare il mancato rispetto dei diritti democratici, in una Regione in cui il Presidente somiglia sempre più ad un monarca assoluto che al rappresentante dei cittadini. Ho perso il conto di quanti accessi agli atti mi son stati negati finora. Questa volta la mia legittima richiesta era finalizzata a conoscere cosa accadesse al tavolo dell’Unità di crisi regionale, che Toma ha istituito per affrontare l’emergenza Coronavirus. Ebbene, ad un mese esatto dalla nostra richiesta, datata 17 marzo, Donato Toma ci ha ufficialmente negato l’accesso alle informazioni. Si tratta di un episodio gravissimo non solo nei miei confronti, ma soprattutto nei confronti dei molisani che, ricordo a Toma, ci hanno premiato con circa 70.000 preferenze.
Ma cosa non vuole farci sapere, negandoci questo sacrosanto diritto?
Forse il governatore non intende farci sapere, ad esempio, chi ha ordinato il trasferimento degli anziani di Cercemaggiore all’ospedale Vietri di Larino, dove sono diventati positivi al virus? Non vuole forse dirci chi ha avuto la brillante idea di portare nel cuore della notte, tra le dieci e le due, i nonni di Agnone al Ss. Rosario di Venafro, un presidio ospedaliero con gravi carenze?
Ritengo altrettanto grave il modo con cui Toma giustifica il suo diniego antidemocratico. Dice, infatti, di aver chiesto un parere all’avvocato Giacomo Papa, suo consigliere giuridico. L’avvocato Papa, lo ribadisco, è pagato dai molisani con oltre 40 mila euro l’anno per la nomina a consulente fatta dallo stesso Toma. In pratica il Presidente ha chiesto un parere ad una persona di sua nomina fiduciaria, fatto ridicolo e grottesco. Perché ritengo alquanto campate in aria le motivazioni a cui si appigliano per non farci consultare i verbali. Toma scrive, infatti, che l’Unità di crisi regionale è un organismo periferico straordinario del Dipartimento di Protezione civile nazionale, una sorta di distaccamento, e per questo non sarebbero tenuti a fornirci la documentazione richiesta.
Peccato che la Protezione civile nazionale dica tutt’altro, ovvero che le Unità di crisi operano “in stretto raccordo” con il nazionale e, quindi, non sono dei distaccamenti estranei alle Regioni. Tantomeno sono estranei alla Regione Molise, come Papa e Toma vorrebbero farci credere. La verità è che, ancora una volta, la Regione Molise viene gestita come una cosa privata da una sorta di monarca assoluto, che non a caso continua ad azzerare la sua giunta per mostrare i muscoli anche con i suoi. Ma questa persona dovrà fare i conti con il MoVimento 5 Stelle, che andrà fino in fondo in questa storia.
Cosa che faremo anche per gli accordi con i privati accreditati in ambito sanitario. Si tratta di un’altra pagina nera per la nostra regione. Nonostante le attività delle strutture private accreditate siano di fatto sospese in questo periodo di emergenza, la Regione si sarebbe infatti impegnata a corrispondere loro il 95% dell’importo del budget per ciascun mese.
Eppure un analogo provvedimento legislativo nazionale prevede un tetto del 70% per questi casi. Il rischio è quello di un vero e proprio regalo ai privati, l’ennesimo, mentre la sanità pubblica è in continuo affanno. È quanto si evince dal Decreto del Commissario ad acta del 26 marzo, varato all’indomani del tavolo tecnico dove sedevano Regione, Asrem e Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, che in Molise è rappresentata, neanche a dirlo, da un dipendente della Neuromed.
Facendo due conti, se a Neuromed, in condizioni normali, spettano 24.8 milioni di euro l’anno per l’assistenza ospedaliera, nel bimestre marzo-aprile gli verranno riconosciuti circa 4 milioni di euro. Dunque, con le attività sospese, l’istituto di Pozzilli incasserà quasi l’intero importo, a fronte di nessuna prestazione erogata o, meglio, per il solo fatto di aver dato la disponibilità ad affrontare l’emergenza. Naturalmente, al momento parliamo di schemi contrattuali, non ancora sottoscritti. Sperando di averli interpretati male, continueremo a monitorarne gli sviluppi con grande attenzione. Noi staremo sempre e solo dalla parte di chi ci ha mandato nelle istituzioni: i cittadini molisani.