Nelle ultime settimane abbiamo ottenuto degli impegni concreti per l’ospedale Caracciolo di Agnone, ma la nostra azione a tutela di una sanità pubblica e di qualità non finisce qui. Sabato 4 luglio a Termoli, i nostri portavoce dei vari livelli istituzionali hanno incontrato alcuni sindaci del Basso Molise, per ascoltare le difficoltà e le richieste dei territori da loro amministrati e proporre un metodo di lavoro. Obiettivo: rilanciare l’ospedale San Timoteo, con un piano realistico e condiviso con medici e manager sanitari.
Il “metodo Caracciolo” ha portato ad azioni sinergiche, col confronto di numerosi sindaci dell’Alto Molise e Alto Vastese su un documento tecnico, per convogliare le forze e ridare dignità al presidio ospedaliero di Agnone. Questo metodo andrebbe riproposto anche in Basso Molise.
Per questo, il gruppo consiliare del M5S termolese ha proposto un primo incontro nella città adriatica. I portavoce M5S in Senato, Fabrizio Ortis, in Consiglio regionale, Andrea Greco e Valerio Fontana, e nei Consigli comunali dell’area, Daniela De Caro, Luciano De Luca, Barbara Saracino e Giuliana Senese, hanno incontrato i sindaci di Termoli, Francesco Roberti, di Guglionesi, Mario Bellotti, e di Petacciato, Roberto Di Pardo.
Il dialogo interistituzionale è partito dalle testimonianze raccolte tra gli operatori sanitari del nosocomio rivierasco. Tantissime le criticità segnalate, che del resto abbiamo raccontato in diverse occasioni. Una su tutte: la cronica carenza di personale e mezzi, che portano all’affanno di reparti già fondamentali per assicurare i servizi basilari, assegnati al San Timoteo dall’ultimo Piano Operativo Sanitario (Pos). Il Pos individuava, infatti, l’ospedale termolese come presidio di “pronto soccorso” e, in quanto tale, dovrebbe assicurare per una vasta area dei servizi adeguati di medicina d’urgenza, chirurgia, ortopedia, anestesia e 118. Tutti reparti in sofferenza, che faticano a garantire una copertura h24 e che rischiano costantemente il collasso in estate, con l’arrivo dei turisti.
Ma sono da affrontare, una volta per tutte, anche i problemi di altri reparti che potrebbero scomparire, come pediatria. A titolo di esempio, oltre ad assistere circa 10 mila bambini sotto i 14 anni, la zona è interessata da un importante flusso turistico di tipo familiare, che va a gravare su un reparto già in affanno.
L’emergenza sanitaria ci ha dimostrato, con forza, l’importanza di avere una rete sanitaria, che sia pubblica ed efficiente. E una riflessione, seria e senza alcun colore politico, va fatta ora, senza aspettare un’acutizzazione ulteriore dei problemi. Senza attendere lo smantellamento di altri servizi essenziali. Allora, così come fatto per l’ospedale Caracciolo, abbiamo chiesto ai sindaci presenti – ma l’invito è rivolto a chiunque voglia dare un fattivo contributo, lasciando da parte le “bandiere” politiche – di scrivere insieme agli operatori sanitari un piano di rilancio per il San Timoteo.
Un piano che, tenendo conto delle reali necessità e possibilità, vada nella direzione di una rete territoriale e ospedaliera efficiente ed efficace. Auspichiamo che quello di sabato sia solo il primo di una serie di incontri che porti ad un piano di riorganizzazione serio, da sottoporre ad un controllo tecnico di fattibilità e, poi, agli altri sindaci della zona, al governo regionale e a quello nazionale. Un metodo di condivisione delle scelte e delle responsabilità, per ottenere il meglio per i cittadini: impegni concreti e realistici, non solo belle parole.