In Molise non si capisce perché non si riesca ad istituire né insediare l’organismo che rappresenta il trait d’union tra la Regione e l’insieme delle professionalità che operano in ambito socio-assistenziale. Ho depositato una interpellanza indirizzata al governatore Toma per far luce sulla vicenda e per dare voce a tante associazioni che rappresentano i bisogni, le necessità di chi troppo spesso una voce non ce l’ha.
di Patrizia Manzo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale
Politiche sociali: un settore d’intervento fondamentale, ma continuiamo a registrare solo chiacchiere in libertà. E mentre l’attenzione sembra essere prevalentemente quella che il tema, così delicato, occupa sui mass media, voglio ricordare che, a distanza di oltre due anni dall’insediamento della Giunta regionale e con il colpevole assenso di ben due assessori (entrambi esterni e in quota Lega) ad oggi non è dato sapere il motivo per il quale, in Molise, non si riesca ad istituire né insediare l’organismo che rappresenta il trait d’union tra la Regione e l’insieme delle professionalità che operano in ambito socio-assistenziale.
Guardando oltre le dichiarazioni autocelebrative del presidente Toma, la verità vera è che la dotazione finanziaria del fondo per la non autosufficienza non riuscirà nel suo scopo unico e precipuo perché saranno lasciate indietro decine di famiglie e i loro bisogni. E questo nonostante il massimo impegno mostrato dal Governo Conte, accusato di non aver investito risorse dall’assessore Marone che, nella sua prima apparizione in Consiglio regionale, è stato sonoramente smentito dai fatti concreti e dal suo stesso presidente che, solo qualche giorno fa, dichiarava l’esatto contrario.
In questa evidente schizofrenia politica, l’altra verità vera è che il luogo del confronto – la Consulta per le Politiche Sociali – non esiste, nonostante la forza della legge che la istituisce. Che l’argomento è buono solo per gli spot, le uscite mediatiche di chi, poi in Aula al momento dirimente del voto, impedisce persino che se ne parli.
Ricordo a me stessa che il 9 agosto scorso, la maggioranza del Consiglio regionale ha consentito l’iscrizione dell’ordine del giorno con il quale chiedevo l’immediata attivazione della Consulta e poi lo ha bocciato: si tratta dell’organismo che elabora le proposte e le iniziative per favorire l’interesse, la ricerca, il confronto sui programmi di intervento anche per quanto attiene l’integrazione socio sanitaria, settore che adesso può contare, oltre che sull’assessore competente, anche sull’apporto di due consiglieri delegati.
Ho presentato una interpellanza, quindi, con la quale chiedo al presidente Toma e al suo assessore esterno di conoscere perché non sia possibile dare seguito alla legge regionale che istituisce la Consulta per le Politiche Sociali, perché la Regione continui a restare sorda e afona rispetto alle tante sollecitazioni arrivate fin dentro le stanze di via Genova dalle associazioni che rappresentano i bisogni, le necessità di chi troppo spesso non ha voce.
Ulteriori ritardi sarebbero di certo causa di altre disfunzioni in un ambito che, al contrario, necessita di tempismo, attenzione, disponibilità, concretezza e azioni mirate e non di parole in libertà, possibilmente a favore di telecamere.