C’è un problema serissimo su cui la politica deve riflettere con urgenza: bisogna evitare che le conseguenze del recente aumento di contagi si abbattano, ancora una volta, su alcune categorie di lavoratori e su interi segmenti economici. Parlo di cittadini e aziende già vessati dall’aumento delle tariffe energetiche, del costo dei carburanti e dei mangimi, ma anche dai danni causati dai cinghiali. Ecco perché servono urgenti misure strutturali per la filiera agroalimentare, la zootecnia, la ristorazione e il turismo.
Tra i settori che stanno registrando maggiori difficoltà a causa della recente impennata dei contagi, per citare alcuni esempi, la filiera agroalimentare, la zootecnia, la ristorazione e il turismo. Comparti legati tra loro a doppio filo, anche per l’enorme calo negli acquisti di cibi e bevande da parte di privati e ristoratori dovuto alle numerosissime disdette dei giorni scorsi. Problemi che, a cascata, stanno travolgendo intere filiere produttive.
Un quadro drammatico, aggravato dall’aumento della spesa energetica, che sta riducendo il potere d’acquisto di cittadini e famiglie. Ma che sta causando anche un notevole aumento dei costi per le imprese agroalimentari, già particolarmente alti in inverno. Insomma, la situazione per i nostri imprenditori è delicatissima.
A ciò si aggiunga poi un annoso problema irrisolto: molti agricoltori subiscono periodicamente ingenti danni causati dai cinghiali. Ecco allora che lo scenario si fa davvero preoccupante. Bisogna quindi adoperarsi per invertire il trend. Perché se a causa di tutte queste criticità i prezzi agricoli dovessero crollare, oppure le produzioni non dovessero trovare nuovamente mercato, i debiti maturati resterebbero sul groppone di chi ha accettato le misure del Psr.
Le richieste di ristori non bastano: servono soluzioni strutturali
E spetta alla politica trovare le opportune soluzioni. Come stimolare accordi tra agricoltura, industria e distribuzione, o utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Europa per creare marchi di qualità. Non è più il tempo di limitarsi a semplici richieste di ristoro o alla semplice elaborazione di bandi. Eppure sono le uniche cose di cui, da tre anni a questa parte, si è occupato l’assessore all’agricoltura, Nicola Cavaliere.
C’è tanto lavoro da fare: anche il calendario venatorio, ad esempio, dovrebbe essere sincronizzato con quello delle Regioni confinanti. Altrimenti le mandrie di cinghiali che vivono tra i confini interregionali si spostano dove non ci sono cacciatori, proliferano in tranquillità, e poi invadono di nuovo e più numerosi i nostri territori.