Archiviate le elezioni amministrative, è tempo di bilanci. Isernia è stato un banco di prova importante per tutte le forze politiche. Anche per il MoVimento 5 stelle, che di certo non ha brillato. Bisogna prenderne atto per cercare di capire cosa non ha funzionato e cosa fare per migliorarsi e rilanciarsi. Ma anche partire da qualche dato positivo. La vera sfida sarà intraprendere un percorso condiviso, ma conservando un’identità forte, che ci renda riconoscibili e complementari agli alleati, non accondiscendenti e subordinati. Condizionare e non farsi condizionare, nell’ambito di una leale e sincera collaborazione.
Innanzitutto, ad Isernia siamo stati decisivi nella scelta del miglior candidato sindaco possibile. E i cittadini ci hanno dato ragione.
Poi è chiaro: salvo rare eccezioni, il MoVimento 5 Stelle non è mai stato competitivo alle elezioni comunali. Non abbiamo mai goduto di liste forti, fatte di personaggi locali di spicco, notabili, capibastone e grandi portatori di preferenze. Le nostre liste sono da sempre composte da cittadini per lo più sconosciuti, che mettono passione e competenze a disposizione della comunità.
I dati delle urne di tutta Italia dicono che ha vinto l’astensionismo
In passato tanto ha fatto il ‘simbolo’, ciò che rappresenta, la linea politica che incarna. Ed è proprio su questo piano che, a mio parere, va considerata la disaffezione di tanti nostri elettori. I dati delle urne ci dicono che in tutta Italia di sicuro ha vinto l’astensionismo: ogni 100 persone, 52 non sono andate a votare al primo turno, oltre 60 al ballottaggio. Ed è innegabile che tra gli astenuti ci siano molti nostri elettori.
Nel MoVimento, ormai da tempo, è in atto un processo di riorganizzazione gestionale e politico, che inevitabilmente si ripercuote anche sui territori e su una base sempre più smarrita. Il presidente Conteha intrapreso un percorso ambizioso ma articolato, che necessita di tempo e dedizione.
La vera sfida del MoVimento: intraprendere un percorso condiviso, conservando un’identità forte
In questo contesto, in molti sono ancora confusi e, in attesa di capire il nuovo corso, hanno deciso di sospendere il giudizio e la fiducia. Ma un dato è altrettanto chiaro: tanti di questi cittadini ci recriminano la mancanza di chiarezza, di una posizione univoca su alcuni temi, non il tentativo di costruire un’area progressista che sia da contrappeso alle destre.
È questa la vera sfida del MoVimento: intraprendere un percorso condiviso, ma conservando un’identità forte, che ci renda riconoscibili e complementari agli alleati, non accondiscendenti e subordinati. È un percorso complicato, soprattutto per un movimento nato dal malessere dei cittadini nei confronti della partitocrazia. Mentre dieci anni fa nelle piazze volevamo combattere un certo modo di intendere la politica senza fare distinguo, oggi siamo nelle condizioni e nelle posizioni giuste per condizionarla. Siamo ormai stabilmente presenti nei Comuni, nelle Regioni, in Parlamento e in Europa. Ed è proprio questa la vera sfida: condizionare e non farsi condizionare, nell’ambito di una leale e sincera collaborazione, nulla di più.
Iniziamo a mettere dei paletti, per ripartire con chiarezza e nuovo slancio
Certo, una ‘leale collaborazione’ deve passare necessariamente per un dare e avere, anche per quanto riguarda le candidature dei nomi più rappresentativi. Vale per il Pd, ma anche per noi. A Roma e Torino si poteva fare uno sforzo in più per convergere su candidati di rilievo, senza preclusioni. Non ha senso il muro contro muro, ma è necessario porre dei paletti. Uno su tutti: non è assolutamente ricevibile la proposta di un ampio fronte di centro, tanto a livello nazionale che regionale.
Detto ciò, il MoVimento 5 Stelle deve ripartire con entusiasmo e nuovo slancio, con una linea politica chiara e distintiva. Bisogna riacquisire fiducia e determinazione. Il risultato di Isernia deve far riflettere: dove ci sono affiatamento, lealtà e collaborazione, senza protagonismo, si può creare una proposta politica vincente. Il perimetro è chiaro, non può discostarsi dall’esperienza del governo Conte 2 e dalla coalizione che ha appoggiato Piero Castrataro. Sono convinto che questo percorso possa proseguire e svilupparsi ancor meglio grazie a tutte le forze migliori che il Molise ha da esprimere. Ora bisogna aprire un ampio tavolo programmatico.
Ritroviamoci per scrivere il futuro del Molise, con l’obiettivo di non lasciare nessuno indietro
Bisogna scrivere insieme un grande manifesto di rinascita per il Molise, imponendo un’agenda politica che non lasci indietro davvero nessuno e che metta al centro gli interessi dei più giovani. Il MoVimento deve essere interprete delle loro istanze, convinto promotore di un ricambio generazionale, dal mondo del lavoro a quello istituzionale, perché abbiamo il dovere di riconsegnare ai giovani le scelte che determineranno il loro futuro. Credo, sinceramente, che solo noi abbiamo la credibilità per proporre un vero ricambio, perché finora solo noi abbiamo permesso ai giovani di diventare classe dirigente.
Ripeto: il processo di rinnovamento del MoVimento non è semplice, ma deve essere ultimato presto per proseguire il fondamentale confronto con i cittadini, in assemblea, nelle piazze, nei Comuni. Dobbiamo saper parlare con una sola voce, chiara e univoca. Nei prossimi mesi ci attendono sfide complesse, nelle quali dovremo porci come seria e valida alternativa alle destre. Ma per farlo il MoVimento dovrà governare le scelte e non subirle. Dovrà essere dialogante e aperto al confronto, ma dovrà porre quei famosi paletti imprescindibili se vuole distinguersi e non estinguersi.