Il nuovo focolaio di Campobasso, che sta attirando l’attenzione di tutta Italia, dovrebbe far riflettere sulla necessità di una maggiore collaborazione tra le Istituzioni. Invece di discutere, tutti insieme, sulle misure da adottare per continuare nella lotta al Coronavirus, ci troviamo ancora una volta nel bel mezzo di una bagarre politica. Neanche fossimo in campagna elettorale, appare evidente come il centrodestra molisano riesca a raggiungere una vera unità d’intenti solo quando i suoi esponenti, lasciando un attimo da parte la battaglia per le poltrone, ingaggiano una guerra contro il “nemico comune”.
La strategia del centrodestra per strumentalizzare il focolaio
C’è una strategia comunicativa che emerge chiaramente da parte di quell’area politica e che abbraccia l’intero arco costituzionale. È così che intorno al “focolaio rom” e al sindaco che l’avrebbe “favorito” si sono fiondati vecchi e nuovi “avvoltoi politici“, pronti ad incassare consensi giocando sulle paure e sull’esasperazione dei cittadini. Vediamo allora tuonare contro Gravina il vecchio leader Silvio Berlusconi, dall’alto della sua “levatura morale” e dall’umile scenario della Costa Azzurra, ma anche un insolitamente attendista Presidente Toma. Ha infatti atteso qualche giorno prima di scagliarsi contro l’Amministrazione del capoluogo. Il tempo sufficiente a far salire la tensione, il tempo necessario ad alimentare il clima di paura ed incertezza nell’opinione pubblica. Allora, invece di prendere in mano la situazione e dialogare col sindaco Gravina sul da farsi per limitare i contagi, ha fatto l’unica cosa che gli riesce bene: puntare il dito sul presunto “incapace”.
Mentre in altre situazioni, in comuni amministrati da giunte amiche, il Presidente si è precipitato nel prendere provvedimenti (ricordiamo le zone rosse di Montenero e Pozzilli), ora Toma tiene a sottolineare la sola necessità di procedere alla riapertura, magari pronto ad inveire sul facile capro espiatorio qualora non vi riuscisse. Proprio lui che ha gestito l’emergenza circondandosi di un tavolo dell’unità di crisi più politico che tecnico, proprio lui che ha una visione così bassa della politica da azzerare la sua giunta in piena emergenza, ora è pronto a strumentalizzare il comportamento del sindaco Gravina.
Cos’è successo a Campobasso? Di chi sono le responsabilità?
È bene fare chiarezza sui fatti, rispedendo al mittente le ricostruzioni strumentali. Alla notizia della scomparsa di un cittadino molto influente nella comunità rom, come di consueto, è seguita una missiva della Questura, per informare tutte le forze dell’ordine e l’Amministrazione cittadina sul pericolo concreto di un corteo funebre. La stessa Questura disponeva un piano per il controllo del territorio, di sua competenza, e affidava alla Polizia Locale il controllo dell’area del cimitero comunale, mentre alle altre forze dell’ordine affidava i controlli del caso nei pressi dell’abitazione del defunto. Luogo in cui è avvenuto l’assembramento, immortalato nel video che ha fatto gridare allo scandalo.
Lo stesso Gravina, che si è preoccupato più della salute dei suoi concittadini che di difendersi da accuse insensate, ha chiesto di partecipare ai tavoli regionali dell’unità di crisi, presieduta da Toma, per dare un fattivo contributo alla limitazione dei contagi nel capoluogo. Richiesta inascoltata. Il sindaco ha anche chiesto al Prefetto di convocare urgentemente il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma la convocazione è arrivata dopo due giorni. A quel tavolo, Gravina ha chiesto maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine. La risposta è stata la “vigilanza dinamica” e i 12 agenti in più sul territorio: una misura a nostro avviso non sufficiente.
I fallimenti nella gestione dell’emergenza
Ci saremmo aspettati un maggiore senso di responsabilità da parte di alcune forze politiche, che sembrano gioire del nuovo focolaio, solo perché si riscontra in un Comune amministrato dal MoVimento 5 Stelle. Toma, dal canto suo, ha sempre inseguito il virus, invece di anticiparlo con piani d’azione concreti, come nel caso delle case di riposo e delle Rsa. E anche in questo caso, solo diversi giorni dopo lo scoppio del focolaio, ci assicura di aver contattato alcuni referenti della comunità rom.
Va comunque sottolineato, al di là delle responsabilità, che pure stanno venendo al pettine, come sia fondamentale rassicurare i cittadini, le nostre prime sentinelle nella lotta al virus: è indubbio che, quando la popolazione osserva comportamenti virtuosi, i contagi si possono tenere sotto controllo; è altrettanto vero che condotte rischiose, come quelle tenute da alcuni abitanti di Campobasso e non solo, vanno in direzione opposta e ricadono sull’intera comunità.
Alla politica il compito di trasmettere questi messaggi, ma anche sicurezza e comunione d’intenti. In questa fase, troviamo quantomai deplorevole comportarsi come “avvoltoi“, con meri e beceri fini propagandistici, ma auspichiamo che si risolvano le tante criticità ancora in piedi. Perché la strategia del centrodestra è fare rumore, cercare una vittima sacrificale, per distrarre dai veri problemi emersi in seguito allo scoppio della pandemia: la rete sanitaria e assistenziale era ed è al collasso, e la situazione è aggravata dalla mancanza di strutture dedicate alle emergenze. Cosa sta facendo il governo regionale sulla questione dell’ospedale Covid dedicato? Non è dato saperlo.
A questo punto ci pare evidente come le faccende di Campobasso caschino a fagiolo per sviare l’attenzione da quei problemi irrisolti e si prestino, è ormai chiaro, come “armi di distrazione di massa“. Siamo però fiduciosi che i cittadini di Campobasso, così come gli altri molisani, riusciranno a farcela, nonostante la politica, nonostante i tentativi di strumentalizzare le loro paure. Il grande senso civico di gran parte dei nostri corregionali è l’unica nota positiva registrata dall’inizio dell’emergenza.