I recenti avvenimenti riguardanti la Gam rappresentano nient’altro che lo scontato esito di una strategia fallimentare e confusa, trascinatasi ormai da più di dieci anni nella rincorsa di un mitico “imprenditore della provvidenza” che, nella migliore delle ipotesi, non esiste, nella peggiore esiste e distrugge l’azienda.
Non si può continuare così. Non può, l’ideologia della privatizzazione a tutti i costi, essere l’altare al quale sacrificare qualsiasi tentativo di costruzione di una strategia, non può essa rappresentare la “scusa” per la fuga dell’amministrazione regionale dalle sue responsabilità storiche.
Se oggi “non ci sono più i soldi”, del resto, non è un caso, ma proprio la ovvia conseguenza della scellerata scelta di appaltare all’esterno, assieme alle opere, anche le intelligenze, nella speranza che arrivi qualcuno a togliere le castagne dal fuoco all’Amministrazione e che non si faccia fatica a governare.
Purtroppo, lo abbiamo appreso con drammatica evidenza, non si può governare così. Non si può governare senza una strategia, senza fatica. E allora diciamolo chiaramente: la ritirata dell’ennesimo cavaliere bianco non può essere l’alibi che consente alla Regione di liberarsi di Gam.
Gam non deve chiudere per ristrutturazione, non deve chiudere per cercare un partner, non deve chiudere per ammodernare l’azienda. Non deve chiudere.
Non lo diciamo per solleticare la rabbia di quei lavoratori presi in giro per anni dalle scelte scellerate delle amministrazioni e dei management. Lo diciamo perché è di immediata evidenza che un’interruzione anche temporanea dell’operatività non sarebbe altro che lo strumento surrettizio per rendersi prevedibilmente conto, tra sei mesi o un anno, che per la filiera avicola non c’è futuro. Nient’altro che un modo per costringere le maestranze ad accettare la disoccupazione mediante la somministrazione del metadone della cassa integrazione, quasi che il licenziamento tra un anno sia una soluzione e non il problema.
Come se ne viene fuori allora?
Sono due anni che il Movimento 5 Stelle predica nel deserto l’unica soluzione praticabile: la costituzione di una cooperativa tra i lavoratori, gli allevatori e i trasportatori che rilevi tutto l’apparato produttivo della Gam da una procedura di concordato preventivo.
Rifiutiamo l’idea che la Regione investa altro danaro su un management nominato dalla politica, irresponsabile e, ahinoi, il più delle volte incapace; rifiutiamo l’idea che la Regione spenda anche un solo altro euro nella gestione diretta della fabbrica, sia pure al limitato fine di ristrutturarla e ammodernarne gli impianti. La politica non è capace di conseguire risultati industriali significativi. La politica molisana lo è ancor meno.
La Regione deve investire tutte le risorse disponibili per finanziare i lavoratori e i piccoli imprenditori affinché essi stessi costituiscano una nuova società che acquisti il ramo d’azienda produttivo dalla Gam e lo rimetta in opera.
Siamo in grado di dimostrare, numeri alla mano e a titolo gratuito, che è possibile fare della Gam un’azienda che produce utili dal 1° anno.
Come si fa? Ecco il nostro percorso:
1) Concordato o liquidazione per la “vecchia Gam”;
2) Costituzione di una (non 4, che non servono a nulla) società cooperativa da parte dei lavoratori, mediante capitale interamente finanziato (o garantito) dalla Regione: per una quota a valere sulle liquidazioni dei dipendenti e sui crediti dei fornitori, per una quota a fondo perduto;
3) Acquisto da parte della NewCo del ramo d’azienda produttivo della Gam; il prezzo sarebbe in tutto o in parte determinato in base alla correlazione con il margine operativo lordo.
4) creazione all’interno della NewCo 1 di una Newco2 dedicata alla commercializzazione del prodotto e alla promozione del marchio;
5) Riserva statutaria (attraverso l’istituto del “patrimonio dedicato”) di parte rilevante del capitale all’ammodernamento degli impianti o allo sviluppo di iniziative di marketing volte all’incremento del valore aggiunto di prodotto.
È già pronta una squadra di professionisti di prim’ordine disposta a lavorare gratis al progetto.
Lo facciamo?
6 commenti
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Orbene condivido il testo e le linee generali per la soluzione della vertenza SOLAGRTAL/GAM,se è pue vero che il vostro movimento 5 stelle da ben due anni predica che la soluzione passa attraverso la costituzione della cooperativa tra i vari soggetti, chi vi srive lo predica dal fallimento della vecchia SAM S.p.A pertando inascoltato e attacato ma con il coraggioda ex sindacalista di esporre formale denuncia querela alla Procura della repubblica, un esposto per fare chiarezza sull’intera vicenda.per quanto mi riguarda possiamo iniziare da subito a lavorare al progetto di rilancio dell’azienda tale disponibilità è stata data anche al presidente Frattura, vedremo se risponderà alla mia disponibilità ta lui chiesta nell’assemblea di bojano e oggi anche da voi.
..a me piace tantissimo l’idea…e devo anche dire spesso mi è capitato di parlarne con alcuni amici..dipendenti.., devo anche dire però…spessissimo mi son sentito rispondere che non hanno alcuna intenzione di entrare in una cooperativa..e responsabilizzarsi in prima persona..ognuno in quota parte, preferiscono purtroppo..e di granlunga..essere e restare sempre attori deresponsabilizzati..rispetto alla proprietà, meglio e sempre.., per loro, tolga le castagne dal fuoco la regione…in che modo poi..mai nessuno ipotizza un bel niente!!!!
In verità l’idea della cessione del credito (vantato dalla filiera)pro soluto alla Finmolise risale all’epoca della fase finale del governo Iorio – primo firmatario Massimo Romano e poi tutti gli altri ivi compreso Frattura.
Il tema è stato ripreso da sel Boiano che ha ipotizzato l’intervento di un pool di banche regionali e nazionali con capofila Finmolise ( in modo tale da frazionare adeguatamente il rischio). Con il ricavato del credito pro soluto da parte degli elementi tutti della filiera si può procedere alla formazione di una cooperativa che investe nella produzione avicola ed assimilata.Questo procedimento rientrerebbe in una vera e propria operazione bancaria,dove la regione molise interverrebbe come garante, e potrebbe fornire il capitale minimo necessario per avviare l’operazione imprenditoriale. Avendo gli operai, i trasportatori e gli allevatori investito il proprio credito vantato nei confronti dei datori di lavoro, si può sicuramente pensare ad un’operazione imprenditoriale vera e propria e non ad una “assistenziale”. In questo modo anche il mondo del credito sarebbe chiamato a fornire il proprio contributo, tornando finalmente ad esercitare il proprio “mestiere”, che è anche quello di rischiare qualcosa, quando ci siano le premesse per la buona riuscita dell’impresa.
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