Così il MoVimento 5 Stelle ricorda in Aula le vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002.
E’ stata chiamata “giornata della memoria” ed io ho memoria di quel giorno. Ne ho memoria come tutti quanti noi e tutti i molisani. E ne avremo memoria per sempre finché continueremo a fermarci e ricordarla. Affinché possa tutta la nostra comunità continuare a mantenerla viva e forte, così tremenda e profondamente incisa nella nostra di memoria, come lo è in quella dei familiari delle vittime, di chi è sopravvissuto ed è diventato nel frattempo uomo, o donna. Di chi oggi ricorda come fosse ieri quel terribile momento. Quei pochi secondi che hanno cambiato per sempre la vita di un’intera comunità. Che ha tolto la vita a ventisette bambini ed alla loro maestra.
Quella mattina di tredici anni fa ero studente anch’io. Frequentavo il primo anno di ingegneria alla facoltà di agraria di Campobasso e il boato sordo che scese lungo le scale dell’edificio durante la pausa dalle lezioni fu tremendo. Come tremendi furono i minuti successivi, con i telefoni impazziti e l’impossibilità di riuscire a sentire i propri cari per sincerarsi della loro condizione. Ma quella mattina mi sono sentito protetto perché ero in un edificio pubblico, un’università, un luogo frequentato ogni giorno da centinaia di ragazzi che come me si preparavano ad affrontare la vita, con entusiasmo e sacrificio. Mi sono sentito protetto perché ero consapevole che una struttura di quel genere, di pubblica utilità e destinata ad accogliere studenti, doveva per forza essere il luogo più sicuro del mondo in quel momento. E così pensavo in quegli istanti di tutti gli altri studenti, universitari o della scuola dell’obbligo, che erano stati sorpresi come me da una forte scossa di terremoto durante le lezioni. Ma così non era. A pochi chilometri da dove mi trovavo accadeva l’impensabile. Una scuola si accartocciava su se stessa e dentro di se stringeva in una morsa sempre più stretta ventisette bambini e la loro maestra.
“Questa cosa non doveva succedere, non poteva succedere” continuavo e continuo a ripetermi. Eppure è successa. Al di là delle responsabilità individuate. Oltre gli aiuti generosissimi che arrivarono da tutta Italia, tra volontari e donazioni. Oltre ai fondi che arrivarono per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione, che ancora non termina. Oltre a questo momento di raccoglimento e di riflessione, dobbiamo noi tutti come Istituzione, prima ancora che come cittadini, lavorare affinché tutto questo non accada più. Effettuare ricognizioni, programmare interventi, provvedere ad adeguamenti sismici laddove necessario. Trovare le risorse ed investirle nel migliore dei modi. Dare risposte certe e veloci alle nuove generazioni che oggi frequentano le scuole, di ogni ordine e grado. Far sentire tutti i cittadini “al sicuro” quando sono in un luogo pubblico e di aggregazione così importante come può essere una scuola. Lo dobbiamo a noi tutti, ai nostri figli e soprattutto lo dobbiamo a quei ventisette bambini ed alla loro maestra.