Ho avuto il piacere di confrontarmi con il Direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il dott. Lucio Sammarone, e abbiamo avuto modo di parlare delle tante ricchezze in termini ambientali e di biodiversità che il Molise può vantare. Durante l’incontro ci siamo soffermati sulle prospettive del nascente Parco Nazionale del Matese. Ma è stata anche l’occasione per discutere di alcune criticità legate all’area pre-parco di Montenero Val Cocchiara e di Pantano della Zittola. Per questo motivo ho predisposto una interrogazione.
di Angelo Primiani, portavoce M5S in Consiglio regionale
Tra le tante ricchezze in termini ambientali e di biodiversità, il Molise può vantare infatti la presenza dei rari esemplari di cavallo Pentro. Risultato di secoli di adattamento in ambiente ostile, l’equino è tra le 15 razze di cavallo a distribuzione limitata riconosciute dall’Aia (Associazione allevatori italiani). Ma è purtroppo a rischio estinzione. Proprio per questo, la Regione Molise ha deciso di tutelare e valorizzare la razza autoctona con la Legge regionale 26 del 2005. Questo almeno nelle intenzioni. I fatti di cronaca e le numerose segnalazioni inviate alle autorità nel corso degli anni ci dicono il contrario.
Le criticità sono molteplici
È di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo incidente stradale avvenuto nella zona di Montenero Val Cocchiara. Incidente causato proprio da un esemplare di ‘cavallo Pentro’ lasciato allo stato brado. A ciò si aggiunga che, nel solo 2020, più di 150 puledri sono stati attaccati ed uccisi dai lupi. Eppure le norme sulla tutela della specie pregiata sono chiare. L’allevamento dei cavalli pentri deve avvenire allo stato semi-brado. Devono quindi essere lasciati liberi di pascolare nell’area di Pantano della Zittola, salvo poi, nella stagione invernale, condotti in rifugi adeguati, dove trovare riparo dalle intemperie e abbeverarsi. Queste le semplici condizioni per la loro tutela.
Invece, di fatto, ci risulta che i cavalli vengano lasciati al libero pascolo per tutto l’anno. Cosa che mette a repentaglio la propria incolumità, quella dei residenti della zona e degli automobilisti in transito. Ma il mancato rispetto delle indicazioni di legge comportano anche un notevole danno per l’ambiente e per la biodiversità di quell’area.
Un’area da tutelare e monitorare costantemente
La zona di Pantano della Zittola, oltre ad essere un’area contigua al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), è un Sito di interesse comunitario (Sic), tutelato dalla direttiva comunitaria ‘Habitat’ in quanto ospita specie animali e vegetali fondamentali per la conservazione della biodiversità. L’area è infatti una delle più estese torbiere appenniniche e dovrebbe essere tenuta costantemente sotto controllo. La presenza di recinzioni non a norma, la carenza di adeguate strutture per il ricovero degli animali e le condizioni igienico sanitarie carenti, inoltre, stanno compromettendo seriamente il fragile ecosistema che quell’area custodisce. E la presenza costante degli equini al pascolo impedisce il rigenerarsi del fondo erboso.
Sono pochi, secondo le segnalazioni, gli allevatori che dispongono di strutture a norma, atte a preservare il patrimonio ambientale della valle. Ciò nonostante il sostegno economico, messo a disposizione dall’Unione europea con specifiche misure volte a preservare la razza ma anche a migliorare i prati e i pascoli, a costruire adeguati ricoveri, staccionate, abbeveratoi e recinzioni salvaguardando, in questo modo, il benessere degli animali, il rispetto della biodiversità ma anche il sistema produttivo locale. Un problema costantemente segnalato dal 2015 che mi ha spinto a recarmi sul posto per un sopralluogo. Ho potuto quindi appurare tutte le criticità che affliggono quella preziosa area verde.
Il confronto col Direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise
Ho avuto quindi il piacere di confrontarmi sul tema con il Direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il dott. Lucio Sammarone, considerato che Pantano della Zittola si trova proprio in zona “pre-parco”. Anche lui si è detto al corrente dei problemi segnalati e concorde sull’urgenza di individuare soluzioni concrete. Da qui il proposito di allargare l’interlocuzione a tutti i soggetti interessati, dalla Regione al Comune di Montenero Val Cocchiara, alla Provincia, all’ente Parco e agli allevatori.
Abbiamo colto l’occasione per discutere anche sulle prospettive del nascente Parco Nazionale del Matese e sulle possibilità di integrazione con il Pnalm. Sono stati diversi gli spunti di riflessione, dalla perimetrazione al corridoio naturalistico che dovrebbe collegare proprio i due parchi.
La Regione può e deve svolgere un ruolo più incisivo per tutelare l’enorme patrimonio ambientale della nostra terra e, proprio per questo motivo, ho predisposto una interrogazione consiliare per fare chiarezza sulla situazione di Montenero Val Cocchiara.
I problemi segnalati si trascinano ormai da troppi anni, restando lontani da una soluzione che bilanci correttamente la salvaguardia ambientale, la tutela degli animali e lo sviluppo produttivo e turistico dell’area.