MoVimento 5 Stelle Molise

L’istituto della surroga destabilizza Giunta e Consiglio, vi spiego come

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Anche in questi primi giorni del 2020, come accadde un anno fa, ci troviamo a leggere annunci di rimpasti di Giunta e repentini ripensamenti senza che ci sia un’apparente logicità se non quella di dover ricondurre le scelte alle immancabili logiche di partito e mai purtroppo a quelle più necessarie legate a esigenze meritocratiche.

Di Fabio De Chirico, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise

In questa legislatura il potenziale rimpasto di Giunta, ormai indispensabile per recuperare numeri in maggioranza, deve affrontare l’anomalia normativa della surroga (l’incompatibilità della carica di assessore con le funzioni di consigliereche il Consiglio regionale molisano ha letteralmente inventato e sperimentato per primo nel panorama nazionale facendo addirittura da apripista, dopo aver superato sorprendentemente il vaglio del pre-esame di legittimità costituzionale, ad altre norme simili in Abruzzo, Lombardia, Veneto e Marche.

Effettivamente la sperimentazione condotta in Molise ha portato beneficio alla logica partitocratica e clientelare che ha sempre governato questa Regione e che avrebbe rischiato di saltare con l’affermazione del MoVimento 5 Stelle.

Parlo di benefici nella costruzione delle numerose liste rese più appetibili per il fatto che se il primo eletto diventa assessore, il secondo, pur senza la proclamazione, non deve neanche attendere le dimissioni del neo assessore, ma avrà la certezza di entrare in Consiglio. E parlo di benefici nella costruzione della Giunta dove vigono la logica esclusivamente partitica delle nomine e l’annesso paracadute della poltrona da consigliere in caso di revoca dall’incarico assessorile. Un sistema che deve mettere in conto finanche eventuali minacce di dimissioni da parte degli assessori nel caso di surrogati non “allineati”.

Dunque, il Molise è stato il primo a sostenere questo sistema. Soltanto la norma regionale della Toscana era precedente alla nostra, ma prevede che la nomina ad assessore comporti la decadenza definitiva dalla carica di consigliere e non la semplice sospensione come da noi.

Da quando vige la norma di incompatibilità tra assessore e consigliere, imposta dal duo Frattura-Niro a pochi mesi dalle elezioni regionali 2018, il Presidente Toma non ha solo il potere di nominare e revocare i componenti della Giunta, come sancito dall’art. 122 della Costituzione, ma anche quello non proprio legittimo di nominare e revocare i consiglieri regionali. Un potere acquisito impropriamente per via di questa assurda norma che obbliga chi è nominato assessore a lasciare il posto in Consiglio a chi consigliere non è stato eletto e che permette allo stesso assessore, nel caso sia sollevato dall’incarico o si dimetta, di rimandare a casa il consigliere “precario” che intanto ha comunque esercitato la potestà legislativa, al pari di quanti sono entrati di diritto in Consiglio e sono stati proclamati consiglieri effettivi.

Ma perché tutto questo? Andando a rileggere i verbali della seduta consiliare di due anni fa in cui fu approvato l’articolo in questione all’interno della nuova legge elettorale, si evince la vaghezza e l’approssimazione delle motivazioni addotte dagli autori. Dietro l’intento più o meno dichiarato di separare il potere esecutivo da quello legislativo rafforzando la reciproca autonomia (cosa che in verità sarebbe avvenuta solo con l’istituto della decadenza) si nascondeva la necessità di dover lasciare più tempo materiale agli Assessori altrimenti costretti a dover partecipare ai “faticosi” lavori delle commissioni consiliari, mediamente una volta a settimana.

Ma a mio avviso, in un organismo di diritto nessuno può avere il potere di pretendere o imporre ai titolari di una carica istituzionale le dimissioni, che sono solo volontarie, ma neanche può pretendere la sospensione dalla carica di consigliere per eliminare i voti contrari in Aula. Questo infatti è ciò che accadrebbe nominando assessore uno dei tre consiglieri che rappresentano potenziali voti contrari alle azioni della instabile maggioranza Toma.

Ma questo sistema destabilizza Giunta e Consiglio per una serie di altre ragioni. Ad esempio cosa direbbe un consigliere “precario” che si vede sottratta la carica istituzionale per un rimpasto in Giunta? Certamente non starebbe in silenzio anzi, pur di salvare la poltrona, potrebbe condizionare la libera scelta assegnata al presidente di cambiare Esecutivo.

Oppure, ma più difficile, in che modo voterebbero i neo consiglieri nel caso i fuoriusciti dalla maggioranza divenissero assessori?
In pratica la forza politica di ogni soggetto interessato determinerà le scelte dell’unico che costituzionalmente dovrebbe avere il potere di nominare e revocare gli assessori: il Presidente eletto.

Queste e altre considerazioni stanno facendo sì che la norma sull’incompatibilità sia considerata un obbrobrio legislativo, non solo da noi che più volte abbiamo tentato di farla abrogare. Una regola antidemocratica che prima incentiva le logiche clientelari e poi rende ingovernabile la maggioranza, soprattutto nelle assemblee legislative poco numerose come quella molisana.

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