La Legge di stabilità, licenziata in Consiglio regionale con mesi di ritardo, conferma la visione miope della maggioranza sulle necessità dei molisani. Nessun passo in avanti in merito a programmazione e strategicità. Inascoltate le proposte delle opposizioni. Ma la nota più dolente è che questa classe politica non sia disposta a rinunciare neanche a un euro dei propri compensi per l’emergenza sanitaria, neanche in via temporanea.
Riteniamo la Legge di Stabilità carente sotto vari punti di vista, insufficiente nei contenuti e nel metodo utilizzato per approvarla. In un momento delicato per il Molise, da parte dei vertici regionali è mancato il coinvolgimento dell’opposizione, al contrario di quanto accade a livello nazionale. Non ci sono stati concessi né il tempo né la serenità adeguate ad un momento importante come la discussione dei principali documenti programmatici.
La Manovra finanziaria approvata dal centrodestra è priva di organicità e strategicità. In alcuni casi sembra un’accozzaglia di piccole proposte, mirate più che altro ad accontentare il consigliere di turno. Restano intatti tanti problemi: immutata la confusione su società partecipate ed enti strumentali, intatte le Comunità Montane, nonostante le solite promesse di una futura riforma, intatti i problemi cronici del trasporto pubblico. Insufficiente anche il lavoro sui costi della politica.
Toma e la maggioranza hanno bocciato il nostro pacchetto di proposte che puntava a destinare parte degli stipendi di tutti i componenti di Giunta e Consiglio al fondo per l’emergenza economica legata al Covid-19. Stessa cosa avevamo chiesto per dirigenti, componenti dei Cda e percettori di vitalizio. Niente, anche questa volta non hanno voluto tagliarsi un euro. Bocciata, inoltre, la nostra proposta di aumentare il fondo speciale per le microimprese.
Questi “no” fanno male, non al MoVimento 5 Stelle ma al Molise, e confermano che l’abolizione della surroga, come avevamo previsto, non è un segnale di cambiamento sul tema dei costi della politica, ma il modo utilizzato dal governatore per estromettere chi non è allineato al suo pensiero. Ad ogni modo, l’abolizione della surroga farà risparmiare circa 800.000 euro annui ed è ciò che conta. Soldi, tra l’altro, che Toma si è impegnato a girare, anche in parte, al fondo di sostegno ai molisani che soffrono di malattie rare o che devono sottoporsi a trapianti: fondo che al momento sarebbe pari a zero.
Nessun passo avanti neanche sui temi della trasparenza e del conflitto d’interessi. Bocciata la nostra richiesta di eliminare l’utilizzo delle carte di credito in dotazione a governatore, assessori e direttori regionali, bocciata la norma per l’incompatibilità del ruolo di membro dello staff del presidente con l’assunzione di incarichi professionali di qualsiasi natura in Regione. No anche alla nostra richiesta di semplificare le procedure di accesso agli atti di competenza regionale e alla proposta di evitare ai Comuni di pagare le Comunità Montane per servizi che non ricevono.
Non solo. Nella Manovra, ad esempio, mancano riferimenti alla legge di istituzione della Banca della Terra, mancano riferimenti alla legge quadro degli interventi sulle Politiche sociali, non si sa nulla della parte di cofinanziamento per gli Ambiti Territoriali Sociali o per il Fondo per la non autosufficienza, nulla per i Comuni, ancora una volta dimenticati.
Infine una critica sull’utilizzo del maxiemendamento, strumento capestro che non permette un serio confronto, blindando di fatto il provvedimento: un calderone di argomenti disparati che ha reso invotabili anche le poche cose di buon senso che conteneva.
A fronte di tutto questo, resta l’ingerenza politica di Toma sull’andamento dei lavori,i pochi, timidi interventi dei consiglieri di maggioranza, sempre in difesa di sé stessi, e il silenzio clamoroso di tutti gli ex assessori che dovrebbero aver preso parte alla stesura di questa Manovra. Finanche Toma è stato costretto a dire in aula: “Questa legge non è la migliore che potevamo fare”. I molisani ringraziano.