Dopo la mozione contro lo Sblocca Italia presentata pochi giorni fa in Consiglio regionale, abbiamo pensato di elaborare un comunicato che ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza molisana sul tema delle trivellazioni, evidenziando le distorsioni del decreto che è in fase di conversione al Parlamento e mettendo in risalto il reale impatto sulla nostra regione. Tutto ciò, ricordiamolo, anche in vista della manifestazione del MoVimento 5 stelle, che si terrà il 9 novembre a Termoli, contestualmente alle altre regioni in Italia, e alla quale vorremmo partecipassero anche i comitati e le associazioni civiche e ambientaliste, che non possono restare indifferenti.
Il decreto Sblocca Italia è un decreto che affosserà il Paese e lo sfascerà del tutto. Tra i tanti articoli devastanti, pensiamo ad esempio a quello sugli inceneritori, il governo di Matteo Renzi ha anche deciso di tendere una grande mano alle compagnie petrolifere, attribuendo a tutti i progetti, di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in terraferma ed in mare, carattere di interesse strategico e di pubblica utilità, nonché considerati urgenti e indifferibili. I tempi lunghi per l’approvazione dei progetti, gli impedimenti e le opposizioni dei territori, come il lentissimo ritorno degli investimenti, saranno problemi azzerati per le stesse compagnie, se questo decreto verrà convertito in legge.
Gli articoli 36, 37 e 38 del decreto sono stati scritti in maniera stringente per favorire la categoria delle aziende di idrocarburi, a svantaggio del territorio e della popolazione, con l’obiettivo di raggiungere il raddoppio delle estrazioni nazionali.
Vengono riportate nelle strette competenze dei ministeri competenti le autorizzazioni ambientali per le concessioni offshore (in mare), mentre per quelle in terraferma si fa riferimento a generiche “intese” con le Regioni interessate, tutte in seno ad un titolo concessorio unico (concesso dal ministero dello Sviluppo economico), in odore di illegittimità ed incompatibilità con il diritto dell’Unione Europea, per il quale sarà sufficiente una sola domanda per eseguire ricerche e sondaggi prima e trivellazioni permanenti poi: adesso ci vogliono almeno due permessi distinti. E se la terra è privata ed appartiene a qualcuno che non la vuole vendere perché non gliene importa niente della “pubblica utilità petrolifera”, ci sarà l’esproprio.
Quindi abbiamo una estromissione degli enti locali dal procedimento amministrativo che porta al rilascio del “titolo concessorio unico”, la possibile violazione del “diritto di proprietà dei privati” e se i progetti petroliferi comportano una variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione avrà effetto di variante urbanistica.
La nostra regione non è immune da questo disegno, essa è già oggetto di diverse concessioni di coltivazione (perforazione e estrazione del giacimento) su terraferma, soprattutto nel basso Molise infatti ci sono 31 pozzi estrattivi (quasi totalmente gas). Sono stati inoltre già conferiti permessi di ricerca in un’area di 877 Kmq (molise centrale e basso molise) e le istanze per il conferimento dei permessi, già in fase di valutazione di impatto ambientale o in fase successiva, potrebbero arrivare a coprire un’area di 5360 Kmq (link Min.Sviluppo Economico) se il decreto viene convertito in legge nei prossimi giorni.
Le attività di ricerca su terraferma devono confrontarsi con situazioni ambientali e idrogeologiche abbastanza delicate, con la speranza che salvaguardino le falde acquifere.
Sulla costa regionale, il problema è anche più grave. Tra le attività di prospezione e ricerca in mare, quella ad aria compressa, chiamata Air-gun, risulta essere la più utilizzata. L’Airgun è una tecnica di ispezione dei fondali marini, per capire cosa contiene il sottosuolo. Mediante spari fortissimi e continui, ogni 5 o 10 minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito. Questo è molto grave perché molte specie ittiche dipendono dal senso dell’udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare cibo. Il recente spiaggiamento dei capodogli a Vasto pensiamo possa dipendere da questo tipo di attività.
In questo documento originale, dal quale è possibile vedere le relative mappe, potete avere un quadro d’insieme dettagliato della situazione in Molise, su terraferma e in mare.
Gli idrocarburi, sotto forma di petrolio e di gas naturale, rappresentano pertanto la fonte energetica di gran lunga più importante per il nostro Paese e resterà certamente tale ancora per vari decenni visto l’indirizzo del decreto in questione, in barba alla volontà palesata di puntare sulle energie rinnovabili.
L’Italia è quindi ancora una volta un luogo dove i soldi contano più delle persone e il profitto di pochi viene anteposto al benessere di tutti. Il governo intende regalare il territorio alle multinazionali, che potranno trivellare anche in località turistiche pagando tasse ridicole ai comuni sfruttati. L’indifferibilità secondo noi dovrebbe riguardare la lotta alla corruzione, alla mafia, alle bonifiche dei territori malati.
Chiediamo con forza, ai parlamentari molisani e, tramite la mozione citata, ai consiglieri regionali tutti, di non essere responsabili dell’avallo a un atto legislativo che, in maniera manifesta, non rispetta i principi della Carta Costituzionale, rendendo “strategiche” tutte le attività energetiche, fatta eccezione per quelle rivenienti da fonti rinnovabili.
Ci vediamo alla Manifestazione del 9 novembre a Termoli!
PS: Il M5S Molise ha restituito ad oggi circa 170 mila euro e ha già rinunciato a circa 50 mila euro di rimborsi elettorali.
Se vuoi donare un piccolo contributo per l’organizzazione della manifestazione questo è il link Paypal