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Molise Acque, la partita politica sulle nomine ruota intorno ai fratelli Marone

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Giorgio Marone, fratello del neo assessore, risulta nell’elenco degli idonei a ricoprire il ruolo di Direttore Generale di Molise Acque. Tra le clausole di esclusione, riportate nell’avviso di selezione, c’è l’aver riportato condanne penali. La commissione valutatrice non sa delle sue due condanne penali, proprio nei confronti di Molise Acque, per peculato e abuso di ufficio? Intorno a Giorgio Marone si giocherebbe, secondo indiscrezioni, una trattativa per defenestrare il fratello assessore, inviso a parte della maggioranza.

Di Fabio De Chirico, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise

Tra gli idonei all’imminente incarico di Direttore Generale dell’Azienda speciale Molise Acque risulta incomprensibilmente il nominativo dell’ing. Giorgio Marone. Fratello dell’attuale traballante assessore regionale, è stato Direttore generale della stessa azienda dal 2009 al 2014, anni in cui ha lasciato segni memorabili grazie ad alcune “stravaganti” decisioni, che hanno interessato non solo sé stesso, ma anche Procure e Tribunali fino alla Corte di Cassazione.

A Molise Acque, da quasi quattro anni, manca un Direttore generale, una figura che ha piena responsabilità gestionale dell’Ente. Un incarico molto ambito, fondamentale non solo a livello amministrativo ma anche politico, la cui imminente nomina potrebbe persino mettere a posto maldestramente il disordinato scacchiere della maggioranza regionale.

Dopo un lungo periodo di commissariamento, da un anno è in carica l’organo di indirizzo politico che legittimamente può nominarlo, cioè il Consiglio di amministrazione, nominato a sua volta dal governatore Toma e dal presidente del Consiglio regionale, Micone.

A fine ottobre 2019, infatti, il presidente di Molise Acque Giuseppe Santone e il suo CdA indicono un “Avviso Pubblico per la formazione di un elenco di idonei alla nomina di Direttore Generale” e due mesi fa, precisamente l’otto maggio, ricevono il verbale della riunione della Commissione Valutatrice da loro nominata, contenente l’elenco degli idonei al conferimento dell’incarico di Direttore generale, “sulla base del possesso dei requisiti prescritti dall’Avviso”.

Ma, secondo le informazioni che ho raccolto, la scelta tra la ventina di nominativi si sta facendo a via Genova e non in via De Pretis, quindi in Regione e non a Molise Acque, giocando una partita su due tavoli. Per ristabilire l’equilibrio della maggioranza di governo regionale, sembra sia in ballo la fuoriuscita dalla Giunta del neo assessore e la nomina del conosciutissimo fratello, da poco licenziato per “giusta causa” dalla Sasi, la società pubblica chietina che si occupa di gestione del servizio idrico.

È quantomeno anomalo, se non inammissibile, che una persona con recenti sentenze penali a carico, proprio nei confronti di Molise Acque, possa aver superato il vaglio della Commissione Valutatrice. Parliamo di sentenze per peculato (Corte Cassazione sent. n. 36827 del 4.07.2018) e per abuso d’ufficio (Tribunale di Campobasso sent. n. 32/2019 del 23 gennaio 2019 poi confermata da Corte d’Appello CB sent. n. 670 del 12.12.2019), con il coinvolgimento pure della Procura Generale della Corte dei Conti e con 349.682,76 euro da restituire alla stessa Azienda per aver percepito compensi superiori al dovuto a norma di legge (Delibera Commissariale n.37 del 16-09-2016), raggiungendo uno stipendio da 1.200.000 euro in cinque anni.

Anomalo, dicevo, anche perché tra i requisiti prescritti dall’Avviso pubblico del 31 ottobre 2019 è riportato in evidenza alla lettera e) dell’art. 1: “sono ammessi coloro che non hanno riportato condanne penali passate in giudicato, né procedimenti penali in corso che impediscano, ai sensi della vigente normativa in materia, di poter costituire rapporti contrattuali con enti pubblici e/o pubbliche amministrazioni”. E in effetti anche la lettera f) dello stesso avviso potrebbe riguardarlo ora visto che tra i requisiti richiesti c’è quello di “non essere stato destituito, dispensato, decaduto o licenziato da altre pubbliche amministrazioni”.

È possibile che la Commissione fosse inconsapevole di tutto questo, perché avrebbe dovuto ricevere dallo stesso Marone queste informazioni, ma chi non può fingere di non sapere è proprio Molise Acque che si è costituita parte civile nei diversi processi con Giorgio Marone imputato e che deve recuperare le cospicue “somme indebitamente erogate” allo stesso: 350.000 euro. E di certo non poteva fingere di non sapere l’attuale pluridirigente di servizio, l’ingegner Carlo Tatti, anche lui tra gli idonei. Fu proprio l’ex Direttore Marone, nel luglio 2013, a tirare Tatti fuori dal cilindro del Comune di Ciciliano (Roma) chiedendo e ottenendo per lui il rilascio del nulla osta alla mobilità volontaria, nonostante lo stesso Tatti lavorasse in quel piccolo Comune da pochissimi giorni, probabilmente troppo pochi per la legge.
Insomma, Molise Acque merita di più. Sicuramente persone qualificate, limpide e senza scheletri nell’armadio.

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