La Regione non può limitarsi alla nomina di propri sodali all’interno del CdA infischiandosene di ciò che perde ogni anno in termini di risorse. Occorre un’attenta riflessione, nonché agire in maniera seria nel rispetto dei molisani. Sul tema abbiamo presentato una interpellanza al presidente Toma.
Di Fabio De Chirico, portavoce M5S in Consiglio regionale
Qualche mese fa abbiamo provato ad accendere un faro sull’azienda Molise Acque convocando l’intera governance in commissione per una audizione, al fine di spingere la politica verso un dibattito serio e urgente per la risoluzione di diversi problemi non più rinviabili.
Nonostante la cronica instabilità finanziaria e la carenza di personale, Molise Acque, va ricordato, ha una funzione estremamente rilevante per il territorio, infatti deve occuparsi della gestione e della manutenzione, ordinaria e in emergenza, degli acquedotti e degli impianti di sollevamento dell’acqua, nonché della manutenzione delle dighe e del controllo della qualità delle acque per uso umano.
La mala gestione di questa società di rilevanza strategica con in mano il patrimonio più prezioso del nostro territorio, rappresenta uno dei tanti fallimenti della politica nostrana. Infatti, se la longa manus della politica non avesse nel tempo guardato le aziende pubbliche come semplici “postifici”, parlo di Molise Acque, ma anche di Molise Dati, di Sviluppo Montagna e altre ancora, invece che riconoscere l’opportunità di poter creare sin da subito risorse monetarie e personale molisano qualificato, oggi avremmo una Regione diversa, più efficace e più efficiente a esclusivo beneficio dei cittadini e delle amministrazioni comunali.
Due settimane fa ho presentato un’interpellanza al Presidente Toma (link) per portare in aula la questione Molise Acque, di cui, come dicevo, raramente si discute. Più specificamente ho portato all’attenzione del Consiglio alcuni temi. Uno dei quali riguarda la forzatura e la presunta legittimità dell’Accordo sindacale aziendale, probabilmente oggi saltato per evidenti anomalie, che riguarda 50 lavoratori storici di Molise Acque, alcuni da oltre 10 anni, cosiddetti “interinali”. Dopo aver lavorato per anni sono risultati vincitori di un concorso nel 2018 “confezionato” per loro, che avrebbe dovuto inquadrarli nell’Azienda. Costretti a partecipare al concorso per evitare di rischiare il licenziamento, già da allora consideravano il contratto poco dignitoso e per niente soddisfacente. Loro piuttosto, essendosi ormai specializzati, chiedevano e chiedono ancora a vuoto, pur essendo riconosciuti indispensabili dalla stessa Azienda, una assunzione a tempo indeterminato e non un semplice contratto part time al 50%.
L’accordo aziendale proposto ai sindacati dall’Azienda Molise Acque, non dà garanzie di stabilizzazione e fissa una durata contrattuale precaria superiore a quella prevista dalle norme vigenti. Inoltre, alla luce degli sviluppi normativi, sembrerebbe ledere i diritti acquisiti del personale coinvolto perché prolunga inutilmente il precariato degli interessati andando nella direzione opposta a quanto previsto dal decreto legge 87/2018 “Decreto Dignità”. L’accordo comunque, se dovesse andare avanti, potrebbe produrre nuovi contenziosi che si aggiungerebbero a quelli in essere con conseguente aggravio di spese giudiziarie che incidono negativamente sul bilancio.
Il punto è che l’idea di procedere con questo accordo nasce dalla volontà di avvocati scelti e pagati dal CdA dell’Azienda, dopo che peraltro l’Avvocatura regionale si era resa irreperibile a rilasciare un parere. Secondo i criteri minimi di economicità ed efficienza non è accettabile che l’Avvocatura regionale, interpellata dall’Azienda, non abbia mai reso il parere richiesto sul procedimento amministrativo da seguire per l’assunzione dei lavoratori, né la Regione, ente controllante, e né l’Avvocatura distrettuale dello Stato sono state chiamate a supporto, costringendo così Molise Acque a dover pagare un’onerosa consulenza legale.
Del resto la disponibilità finanziaria è uno dei motivi per cui gli Enti non stabilizzano, ma se lo stesso Ente spende centinaia di migliaia di euro in consulenze, incarichi e spese legali qualche domanda bisognerebbe farsela. A porsele dovrebbe essere in primis la Regione che su questa Azienda esercita vigilanza, verifica i risultati della gestione, approva gli atti di programmazione e i bilanci economici. Le questioni sono ovviamente oggetto dell’interpellanza.
Nell’arco di un giorno l’Ente, tramite il suo CdA che eccezionalmente ricordo non è stato nominato dal Consiglio regionale, ha ritenuto di non essere in grado di assolvere pienamente ad attività in materia di diritto del lavoro, in materia contabile e anche di governance, affidando incarichi inerenti le materie suddette a soggetti terzi, con impegni di spesa di importo complessivo superiore ai centomila euro. Pur avendo a disposizione organi e uffici preposti all’interno o nel caso uffici regionali, nonché l’Avvocatura distrettuale, che potrebbero essere di utile supporto. Con particolare menzione agli incarichi su servizi che riguardano “l’analisi organizzativa e definizione delle linee guida strategiche dell’Azienda”, funzioni che a mio avviso dovrebbero essere strettamente riservate ad un CdA già adeguatamente retribuito.
Ultima questione, ma non meno, la posizione ambigua dell’Azienda sulla propria natura giuridica che suscita forti preoccupazioni nei dipendenti e ripercussioni finanziarie per via dei numerosi procedimenti giudiziari. Mi confronterò in aula con il Presidente anche su questo. Ritengo fondamentale chiarire gli aspetti relativi alla natura giuridica di Molise Acque, visto che in merito al contratto collettivo applicato si evidenzia come dal 2014 per l’Inps sia cambiata la natura giuridica dell’Ente, passata ad un regime di rapporto privatistico per i propri dipendenti.
In conclusione sarebbe opportuno se fosse il Consiglio regionale a dibattere su come creare valore da questa Azienda. Fermo restando che, sebbene nello stato patrimoniale figuri un alto volume di crediti, il forte indebitamento della Azienda Speciale Regionale “Molise Acque” la pone in situazione di incertezza finanziaria e di esposizione nei confronti delle società creditrici con una condizione economica che appare permanente poiché le tariffe applicate continuano a non coprire i costi energetici. Infine non bisogna dimenticare la mancanza di un Direttore generale che permette al dirigente dei quattro Servizi di avocare impropriamente a sé determinate competenze.