La mozione di sfiducia M5S contro il governatore del Molise è stata bocciata ma il voto non sposta di un millimetro la realtà di una Giunta ferma, di un presidente inadeguato e di una maggioranza spaccata, già alle prese con i riposizionamenti in vista del voto
Alla fine ancora una volta hanno avuto paura, hanno fatto i loro calcoli e si sono tirati indietro. La nostra mozione di sfiducia contro il governatore Frattura è stata bocciata in Aula con 10 voti contrari e 4 calibrate astensioni.
Il voto di oggi, però, non sposta di un millimetro le nostre accuse.
Poche settimane fa, all’interno delle motivazioni della sentenza del processo di Bari, un giudice ha certificato un sistema tutt’altro che edificante e una realtà non interpretabile. Intercettazioni e argomentazioni hanno rivelato un complesso intreccio di relazioni tra informazione, politica, imprenditoria e magistratura, rapporti aperti solo a chi può gestire una fetta del potere. In questo modo si passa dal ‘sistema Iorio’ al ‘sistema Molise’ e i cittadini devono sapere che c’è una parte della politica molisana incline a relazioni privilegiate e accordi sottobanco.
Il voto di oggi, quindi, non cambia l’utilizzo disinvolto e sconsiderato delle Istituzioni, non cambia la commistione di fatti privati e interessi pubblici, né la credibilità istituzionale persa per l’ennesima volta.
Tramite la costituzione di parte civile il governatore ha trascinato in modo maldestro l’istituzione Regione Molise e finanche la Presidenza del Consiglio dei Ministri all’interno di un processo che si reggeva, come spiegano le motivazioni, sulla base di fatti e circostanze non dimostrabili né dimostrate. Ma la costituzione di parte civile è un atto di importanza unica e doveva essere condiviso con l’organo che più di tutti può rappresentare i cittadini molisani: il Consiglio regionale. Così non è stato. Nessuna condivisione, nessuna comunicazione, nessuna informativa, nulla. Questo perché altrimenti avrebbe dovuto spiegare ai cittadini tutti gli aspetti più oscuri e controversi di una vicenda dalla quale il Molise esce a pezzi.
È su questi punti che abbiamo impostato la nostra sfiducia, sull’utilizzo di una istituzione per questioni personali e sul mancato coinvolgimento del Consiglio. Questioni su cui Frattura e la maggioranza non hanno risposto spostando l’attenzione su ciò che volevano.
Come previsto, al momento di alzare la testa, tanti consiglieri si sono tirati indietro.
Alcuni hanno votato contro, per dare una parvenza d’unità di coalizione, per il terrore di perdere la poltrona e le ultime decine di migliaia di euro o perché evidentemente gli va bene il Molise che sta morendo. Altri hanno colto l’occasione per fare una verifica di maggioranza che non hanno mai fatto. Altri ancora hanno sfruttato la discussione per riposizionarsi in vista delle elezioni.
Parliamo dei ‘no’ di Salvatore Ciocca, Carmelo Parpiglia, Domenico Ioffredi, Filippo Monaco, Cristiano Di Pietro, Salvatore Micone, Domenico Di Nunzio, Vincenzo Cotugno, Nunzia Lattanzio o di Vittorino Facciolla che si è lasciato andare al solito sfogo, invece magari di rispondere in merito alle intercettazioni del Processo di Bari. E parliamo degli astenuti (oltre a Frattura) Giuseppe Sabusco, Michele Petraroia (astenuto visto che c’era anche la sua firma sotto la delibera di giunta con cui la Regione si è costituita parte civile) e Vincenzo Niro che si è astenuto dopo aver fatto l’equilibrista con le parole pur di non votare la mozione.
Insomma, vediamo una Giunta ferma, un Presidente inadeguato, una maggioranza spaccata e, soprattutto, una regione agonizzante. Loro hanno deciso che va bene così, ma solo fino alle prossime elezioni.