Ci sono giorni in cui l’aula consiliare somiglia più a un ring di lotta libera, dove vengono dati anche colpi bassi, piuttosto che a una sala istituzionale e ufficiale dove si prendono decisioni importanti per i cittadini. Ieri, 5 novembre, un fatto spiacevole e anomalo è accaduto a valle della lunga discussione sul deliberato consiliare su questione biomasse. Raramente succede che un ordine del giorno di cui viene chiesta l’anticipazione, che già da due settimane era stato letto e consegnato in Consiglio per farne prendere visione, vista l’importanza, viene malamente non preso in considerazione ostentando indifferenza.
Un gesto che abbiamo interpretato e subìto come un atto dittatoriale, un gesto incompreso da chi, come noi, è abituato a pesare ciascuna singola proposta e a votare, di volta in volta e senza pregiudizi o prese di posizioni a priori, le diverse proposte portate all’attenzione del Consiglio regionale.
Stiamo parlando della mozione per impegnare il presidente della Giunta a intraprendere ogni iniziativa utile nei confronti del Governo nazionale, per le modifiche degli articoli 36, 37 e 38 del decreto legge ’Sblocca Italia’, coerenti con la tutela costituzionale della legislazione concorrente in materia energetica, e a promuovere ricorso alla Corte Costituzionale in caso di conversione in legge delle norme stesse, senza modifiche.
Questo tipo di mozioni sono state votate all’unanimità dai Consigli regionali di nostre regioni confinanti, Regione Puglia e Abruzzo, non sono testi formulati per un nostro capriccio.
La verità invece è che ieri la trattazione sembra essere stata respinta proprio per un capriccio del Presidente della Regione, che sottovoce commentava, e perché alcuni consiglieri, nonostante lo avessimo presentato oltre due settimane fa, non erano pronti per la discussione in aula.
Adesso il decreto, dopo l’approvazione di ieri da parte del Senato, è legge, ma il Presidente può ancora alzare la voce contro gli effetti normativi devastanti per il territorio e il nostro mare Adriatico. Siamo certi che il Consiglio regionale difenderà il proprio territorio dalla devastazione di una politica energetica “medioevale” assumendosi impegni seri per impugnare, nelle parti ritenute incostituzionali, la legge di conversione del Decreto legge n.133/2014 e ad attivare, nel caso in cui non venissero accolte le precedenti richieste, la proposta di un referendum abrogativo in concorso con altre regioni e ad intraprendere, infine, l’iter legislativo per una proposta di legge del Consiglio regionale, finalizzata al divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi.
Noi non demordiamo e glielo ricorderemo Domenica mattina 9 Novembre a Termoli, nel corso della manifestazione corteo che terremo insieme ad altre associazioni.