Dopo anni di ricerche, studi e piani di intervento la popolazione di Orso bruno marsicano, ferma dalla metà degli anni ’80 sui 30/50 esemplari, è tuttora ritenuta ad alto rischio di estinzione. La possibilità di perdere questa preziosa emergenza faunistica tipica dell’Appennino centrale, descritta quasi un secolo fa dallo zoologo molisano Giuseppe Altobello, potrebbe materializzarsi già nel breve-medio termine.
Tutte le ricerche più recenti hanno evidenziato l’unicità della popolazione appenninica tra quelle europee della specie. Appare quindi sempre più pressante la necessità di interventi pragmatici diretti alla sua salvaguardia.
Noi crediamo che il 2013 debba segnare l’anno in cui imprimere una decisa svolta in direzione della tutela di questa preziosa emergenza faunistica. La sua salvezza deve costituire una sfida nel campo delle politiche di conservazione e l’orso bruno marsicano dovrà rappresentare per l’Italia ciò che il panda è stato ed è tutt’ora per la Cina.
Un’idea l’abbiamo, e la vorremmo condividere con chi, a vari livelli, è deputato ad assumere scelte decisive per la tutela del nostro insostituibile plantigrado. Una proposta che non è nuova: alcuni l’hanno già, in passato, formalmente avanzata in più occasioni, senza però trovare adeguato ascolto. Oggi riteniamo che non sia più tempo di esitare ma che, al contrario, si debbano adottare decisioni probabilmente dirompenti ma non più procrastinabili, elaborando una strategia di conservazione ancora più incisiva di quella fino ad ora messa in atto.
In tal senso riteniamo siano maturi i tempi per valutare e porre concretamente in essere un progetto di allevamento, in condizioni controllate, dell’orso marsicano. Avvalendosi anche della rete internazionale dei giardini zoologici e delle specifiche competenze lì esistenti, si potrà costituire uno stock genetico utile sia per favorire la diffusione della specie in territori diversi dall’area di diffusione primaria che per interventi di reintroduzione, nel caso si verificasse un crollo della attuale popolazione.
Rivolgiamo pertanto un appello alle Istituzioni interessate dalla Regione alle Province, dai Centri di studio e ricerca alle Associazioni di protezione della natura, affinché non si lasci intentata alcuna prospettiva di intervento.
Anche se la eco-etologia del nostro orso è certamente complessa e delicata, rammentiamo che interventi simili sono stati già portati a termine con successo consentendo la reintroduzione e salvezza di specie animali e vegetali sull’orlo dell’estinzione (panda, condor della california, furetto dai piedi neri, orice, lince pardina, ecc.).
Facendo quindi affidamento sulla ormai acquisita consapevolezza della unicità del nostro orso e della urgenza di interventi ormai indifferibili, ci auguriamo che le Istituzioni deputate a responsabilità decisionali prendano in considerazione anche questa ipotesi operativa.
Corradino Guacci è Presidente della Società di Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”