Le differenze di genere esistono. La discriminazione di genere esiste. E purtroppo è sempre chi le subisce a rendersene conto. Troppo spesso ho dovuto constatare infatti che gli uomini sostengano che la quota di genere sia una cosa umiliante per le donne. Io voglio dire invece a tutte le donne che, laddove i loro diritti non siano garantiti, debbano pretenderli con forza, anche attraverso delle imposizioni normative. Finché non ci sarà un cambiamento culturale, infatti, le norme e le lotte vengono in sostegno ai diritti di tutti.
di Patrizia Manzo, portavoce M5S in Consiglio regionale
Non sono io a dirlo: lo ha dimostrato recentemente un episodio che ha coinvolto il Comune di Guglionesi dove nella composizione della giunta è stata violata la legge Delrio, in merito alle disposizioni sulla parità di genere. Solo a seguito di un ricorso al Tar da parte – guarda caso – di una donna, la consigliera di parità regionale Giuseppina Cennamo, è stata modificata la precedente composizione della giunta, con l’inserimento di una seconda donna nell’esecutivo.
Un tema che non ha colore politico
È anche per questo motivo che nell’ultimo Consiglio regionale ho votato favorevolmente la mozione della consigliera Fanelli, poiché ritengo che temi come questi non abbiano alcun colore politico. E l’ho fatto rivolgendo un chiaro appello al presidente Toma: la quota di genere non si tocca. Deve essere garantita e mi batterò sempre affinché ciò accada.
Ma non è tutto, perché a tre anni dall’inizio della legislatura in Molise siamo ancora senza una commissione di parità. Nonostante le indicazioni del Consiglio, il decreto di nomina da parte del presidente della Regione non è stato pubblicato. Una grave mancanza soprattutto in un periodo storico in cui la crisi ha colpito principalmente le donne. Proprio in simili condizioni siamo quindi costretti a constatare che il Molise sia ancora privo di un organo di consultazione così importante.
L’impatto della pandemia sulle donne e la strategia europea
L’Istat nel frattempo ha rilevato numeri impetuosi sul fronte della perdita del lavoro causata dalla pandemia. Cosa che ha colpito particolarmente le donne. Basti pensare che il saldo finale di un anno contrassegnato da dieci mesi di pandemia si è tradotto in una perdita di 444 mila posti di lavoro, con 312 mila donne in meno nel mondo del lavoro. Quasi i tre quarti della percentuale di riduzione complessiva degli occupati riguarda quindi le donne.
Non è un caso che la lotta alla discriminazione di genere sia entrata nell’agenda politica europea con una specifica strategia per il 2020/2025, mentre nella nostra regione continuiamo a rimanere indietro, e lo dimostrano i fatti. Quindi ben vengano anche le imposizioni normative, se necessarie.