Il Patto per la sicurezza in Molise ha previsto l’installazione di 419 telecamere nei maggiori centri della regione. L’appalto dei lavori, affidato ad un raggruppamento temporaneo di imprese, prefigurava l’entrata in funzione delle apparecchiature quattro anni fa. Ad oggi tutto è fermo. A ciò emergono numerose criticità sulle caratteristiche tecniche dell’impianto di videosorveglianza. Abbiamo chiesto alla Corte dei Conti di fare luce sulla vicenda
La rete di videosorveglianza in Molise resta ferma al palo malgrado l’operatività delle 419 telecamere fisse, dislocate in 11 Comuni della regione, fosse prevista per il 30 aprile del 2018. Un ritardo di oltre quattro anni, complici le innumerevoli proroghe. Finora, la somma impegnata è di 1.453.733,44 euro, pari al 90% dell’importo totale (1.618.708,20). Il risultato è che il “Patto per la sicurezza”, lanciato dal Governo nazionale nel 2014 e approvato con delibera di giunta regionale nel 2015, resta una chimera.
Escalation di furti nelle case dei molisani
Nell’aprile scorso, dopo una serie di atti portati in Consiglio regionale, ho riacceso i fari sulla questione anche con un video. Ma, da allora, nulla è stato fatto affinché il nuovo impianto entrasse in funzione. Nel frattempo, sul territorio si registra un’escalation di furti nelle abitazioni che allarmano la popolazione e le forze dell’ordine.
Impianto con numerose criticità
I lavori per l’istituzione di un servizio di videosorveglianza integrato, obiettivo dei finanziamenti nazionali, sono stati appaltati ad un raggruppamento temporaneo di imprese (Siemens Spa, Selecom Srl). Ma sin dalle prime battute, sono emerse numerose criticità. Sembrerebbe carente proprio la ricezione centralizzata dei dati provenienti dalla rete ‘backbone’, anche a causa di una scarsa connettività e delle specifiche tecniche dei video. Il progetto prevedeva, inoltre, il collegamento di tutti gli impianti con il Centro elettronico nazionale della Polizia di Stato di Napoli, di cui non vi è traccia. Le telecamere installate, poi, sarebbero difficili da reperire sul mercato italiano ed europeo e questo aggiungerebbe ulteriori difficoltà in fase di manutenzione.
Possibile danno erariale, interessata la Corte dei Conti
Intanto dagli uffici della Regione apprendiamo che il 19 ottobre scorso è stato conferito l’incarico al collaudatore per verificare la sussistenza e la funzionalità delle opere realizzate. Ma l’eccessiva lentezza di un progetto che risale a circa 8 anni fa, unita ai dubbi sul rispetto delle indicazioni tecniche impartite dal Ministero dell’Interno, ci impongono di approfondire ancora l’intera vicenda. Per queste ragioni, insieme ai colleghi Andrea Greco e Fabio De Chirico, abbiamo presentato un esposto presso la Procura della Corte dei Conti. Ai magistrati contabili chiediamo di constatare se esista una potenziale violazione dei principi di imparzialità, economicità, efficacia, correttezza e libera concorrenza. Le eventuali irregolarità potrebbero configurare un pesante danno erariale per le casse della pubblica amministrazione.