Oggi, 6 luglio 2020, abbiamo spiegato in conferenza stampa le ragioni che ci hanno portato a presentare la mozione di sfiducia per il governatore Toma. Una sfiducia a quello che, senza alcun dubbio, riteniamo si possa considerare il governo più improduttivo della storia del Molise.
Una mozione di sfiducia figlia dei fatti e non di una posizione ideologica. Un atto dovuto e voluto non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma da tanti cittadini, amministratori, tecnici e imprenditori che hanno perso la speranza. Il Molise è fermo, bloccato dal governatore Donato Toma, che interpreta le regole istituzionali a proprio uso e consumo, restando immobile davanti ai drammi regionali: lavoro, sanità, ambiente, turismo, solo per fare qualche esempio. Una deriva autoritaria che nuoce al Consiglio regionale, ma soprattutto al Molise.
Abbiamo deciso di presentare la mozione di sfiducia in questo periodo perché, dopo l’emergenza degli ultimi mesi, la nostra regione è a un bivio: può cambiare rotta e ripartire con basi politiche e istituzionali solide, oppure può continuare sulla strada attuale, che purtroppo non porta a nulla. Di qui il nostro appello a tutte le forze politiche: date concretezza ai dissensi espressi per mesi, diamo una voce a migliaia di cittadini che si sentono presi in giro, rispondiamo con i fatti all’allarme lanciato da interi settori della società.
In oltre due anni abbiamo assistito ai valzer sugli azzeramenti di Giunta: una farsa ripetuta per cambiare tutto senza cambiare niente, solo un modo per tenere alla frusta i riottosi. Intanto Toma ha accentrato su di sé le deleghe più pesanti senza dare risposte e svilendo il confronto: quello con il Consiglio regionale, teatro dell’approvazione di atti mai concretizzati, quello con le Commissioni, ridotte a deposito di proposte di legge mai discusse.
La XII Legislatura si sta rivelando la più improduttiva della storia del Molise in tema di atti normativi. Grave la mancata attuazione delle riforme su artigianato, commercio, attività estrattive, sistema lavoro, urbanistica, comunità montane, demanio marittimo e costa, concessioni idriche, cooperazione, settori ambientali, processo discendente europeo ed adeguamento a direttive.
Carenza di confronto anche con il partenariato, le forze sindacali e datoriali, l’associazionismo, la cooperazione sociale, ma anche con gli enti locali per i quali ancora manca una legge sulla Consulta delle autonomie. Una crisi di democrazia e di collegialità sublimata durante l’emergenza sanitaria Covid, affrontata con azioni tardive e scoordinate, una rete d’emergenza mal organizzata, con la malagestio dell’ordinario, con decisioni prese e poi annullate senza confronto né comunicazione.
E poi il fallimento sul lavoro. In due anni e mezzo non è stata risola una sola vertenza occupazionale, non è stata avviata nessuna riforma organica del settore, non è stato fatto nulla per l’integrazione dei migranti, nulla sulla conciliazione lavoro-tempo libero per le donne, fuori sistematicamente anche dalla Giunta.
La Regione ha avuto invece il coraggio di legare la sopravvivenza di centinaia di piccole e medie aziende ad un click sul web che ha creato disparità e messo in crisi tanti imprenditori. Finanche l’adesione alle Zes è “rovinata” da parcellizzazione territoriale e dall’esclusione di aree importanti; gli interventi in agricoltura sono nulli; il settore trasporti vive nel caos per bocca degli stessi operatori.
Inoltre la Giunta non è riuscita a varare un Piano sociale regionale e pesa come un macigno il mancato rinnovo della misura relativa al Fondo per la non autosufficienza. E poi ancora, la riorganizzazione della macchina amministrativa mai avviata, l’informatizzazione rimasta una promessa, la trasparenza interna ed esterna limitata, le strategie regionali sulle aree interne in ritardo, la programmazione assente su scuola, formazione, cultura e turismo.
Ripetiamo: non è la visione di un’unica parte politica, ma la realtà davanti agli occhi di tanti cittadini che portano “sulla propria pelle” i segni di un’azione di governo carente, inadeguata. L’amministrazione Toma è autoreferenziale, ripiegata su sé stessa perché queste cose comincia a percepirle e, non sapendo intervenire, ne ha paura. È invece il momento di riaprire la politica e le istituzioni ai cittadini, alla speranza, al futuro. Ciascun consigliere regionale ha la possibilità di riavviare il Molise: già solo se ognuno di loro riuscirà a guardarsi dentro, siamo certi che Toma sia arrivato al capolinea.
Consulta la mozione integrale, con tutti i motivi della sfiducia a Toma: Mozione di sfiducia.