“Tra vent’anni moriranno tutti di tumore” Le parole del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone non sono profezie ma fatti raccontati a verbale il 7 ottobre del 1997 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. In particolare il macabro riferimento è alla ormai tristemente nota Terra dei fuochi, zona tra le province di Caserta e Napoli, ma le dichiarazioni del pentito, rese accessibili al pubblico grazie all’intervento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, evidenziano che le attività illecite di smaltimento di rifiuti pericolosi da parte dei Casalesi hanno coinvolto anche il Molise.
Per la verità non dovevamo certo aspettare questi recenti avvenimenti per sapere che il Molise fosse diventato un territorio a rischio disastro ambientale e che la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente fossero principi cardine della nostra Costituzione. Sono numerose infatti, negli ultimi anni, le inchieste giudiziarie descrittive di una regione sempre più martoriata, un quadro generale sullo smaltimento di rifiuti pericolosi a dir poco inquietante.
Le operazioni Mosca del 2004 e Open Gates del 2010 coordinate dalla Procura di Larino hanno portato a condanne per sversamenti e interramenti di tonnellate di sostanze altamente tossiche. Uno dei condannati, il campano Moscardino, gestiva, trasportava e riceveva ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi smaltiti illecitamente mediante interramento. Questo accadeva non solo a ridosso del litorale molisano, ma anche a Vinchiaturo e molto probabilmente sui terreni della Masseria Lucenteforte nel comune di Venafro, anch’essi destinazione di un pericoloso interramento di rifiuti industriali provenienti dalla Campania. Concreti rischi per la salute esistono anche in altre zone, pensiamo ad esempio alle azioni giudiziarie riguardanti il comune di Castelmauro, dove giace da oltre venti anni una vera e propria discarica di rifiuti ospedalieri radioattivi, oppure un noto terreno a pochi chilometri da Guglionesi, poi diventato Sito di Interesse Nazionale per una bonifica mai completata, dove per anni camion provenienti da fuori regione, in particolare dal nord Italia, hanno scaricato, sotterrato o sversato tonnellate di rifiuti altamente nocivi.
Stando a questo, stranamente ancora oggi in Molise non esiste un registro operativo e conoscitivo sui dati delle patologie. Una lacuna gravissima per un territorio inquinato, che forse ancora non conosce i veri danni ambientali perpetrati negli anni. Bisogna mettersi al passo con le altre regioni! Lo dice un Piano della prevenzione approvato nel 2010, lo chiedono da anni i cittadini, stufi di sentirsi annunciare: “Il Registro Tumori è quasi in attivazione”.
Dimostrare una correlazione tra malattie e inquinamento ancora non è possibile. Il Molise ha urgente necessità di istituire un registro che metta in rete i dati sull’incidenza delle patologie tumorali e copra tutta la regione. Il registro consentirà di poter mettere in relazione eventuali impennate dei casi di cancro con l’esposizione di ipotetici fattori di rischio, come la presenza di discariche illecite o lo smaltimento di liquidi tossici. Passaggio fondamentale per poi definire politiche di prevenzione e di bonifica. Per di più è l’unico strumento accettato dai Tribunali per mettere in relazione le malattie tumorali con la presenza di discariche e sversamenti abusivi. In altre parole, senza il registro è impossibile stabilire una relazione, valida in sede giudiziaria, tra un’impennata di tumori su un certo territorio e la presenza nei paraggi di una discarica o di un sito di smaltimento di rifiuti tossici.
Siamo stufi anche noi del MoVimento 5 Stelle di ascoltare promesse e di leggere delibere che restano incompiute, lo avevamo già detto in passato, per questo motivo abbiamo presentato una interrogazione alla Giunta chiedendo il perché della procrastinata attivazione dei Registri vista l’incombenza dovuta ai numerosi rischi per la salute sul territorio e i tempi certi di inizio della diffusione dei dati, già acquisiti negli anni dal distretto sanitario di Termoli Larino, al fine di contribuire concretamente al lavoro delle strutture e all’elaborazione di dati epidemiologici ambientali dando risposte immediate e puntuali ai cittadini.
È vero i passi avanti in quest’ultimo anno sono stati fatti, due nomine e un primo finanziamento per la verità, forse anche pressati da un Piano nazionale della prevenzione che non vuole ritardi, ma siamo ancora lontani da poter dire: “Il registro Tumori è attivo”. E quando accadrà, se mai succederà, vorremo le garanzie sul controllo dei dati, su chi li produce e su chi li deve diffondere. Per ora sappiamo solo che dagli atti di nomina non si evincono requisiti particolari. Pretendiamo che i due medici responsabili, un chirurgo e un oncologo, abbiano non solo le competenze per istruire questo delicato sistema di sorveglianza epidemiologica ma, anche tempo, dedizione e passione.
1 commento
Il registro tumori non esiste ancora perché qualcuno non ha voluto in questi anni che venisse istituito…chissà quando arriverà quel momento che cosa grave ne verrà fuori,non oso immaginare.