La relazione che accompagna il giudizio di parifica della Corte dei Conti sul rendiconto generale della Regione Molise boccia per il terzo anno consecutivo la gestione del presidente Donato Toma e del centrodestra. È un giudizio senza appello, che assume rilievo e valore dal momento che arriva da un organo terzo e indipendente.
In pratica, la Corte ha giudicato del tutto negativo il modo in cui l’ente regionale ha utilizzato le proprie risorse nel 2020 come era accaduto per il 2018 e per il 2019.
Tutto questo accade in una Regione con un indebitamento che sfiora il mezzo miliardo di euro, precisamente 492.939.940 euro: è come se ogni residente molisano avesse un debito di 1662 euro, compresi i neonati.
La Sezione regionale di controllo per il Molise esprime parere negativo sulla gestione della sanità, del settore trasporti, del personale, delle società partecipate e delle consulenze. Sono gli stessi comparti in merito ai quali da inizio legislatura denunciamo storture, evidenziamo carenze e proponiamo soluzioni, perché il malfunzionamento dell’amministrazione regionale non è mera materia contabile, ma incide in maniera concreta sulla vita dei cittadini.
Nella propria requisitoria il neo procuratore della Corte dei Conti, Salvatore Nicolella, ad esempio esprime preoccupazione sulla spesa sanitaria che assorbe quasi 900 milioni di euro l’anno, oltre il 70 per cento del bilancio regionale.
In particolare preoccupa sia sul contenzioso da 111 milioni di euro aperto dall’Inps nei confronti dell’Asrem per i contributi sospesi dopo il sisma 2002, sia gli oltre 20 milioni di euro di extrabudget chiesto dai privati accreditati. Vuol dire sottrarre risorse alla sanità pubblica.
Sul settore trasporti i giudici contabili sottolineano il mancato avvio di una gara ad evidenza pubblica per l’affidamento del servizio extraurbano, ciò che abbiamo chiesto a dicembre 2019 e che la regione ancora non fa con un duplice risultato: maggiori costi per gli utenti e contenziosi aperti con le aziende affidatarie.
Amministrazione bocciata anche sulla gestione delle società Partecipate: da anni se ne annuncia la dismissione per abbattere i costi, ma al momento ne sono in piedi addirittura 32, per un valore di partecipazione pari a 40,7 milioni di euro, mentre perdura l’incapacità di sbrogliare la matassa di società orbitanti intorno al comprensorio di Campitello Matese.
La Corte scrive poi che la Regione non è in grado di fornire informazioni utili a giustificare incarichi e collaborazioni, oltre 1,2 milioni di euro per il solo 2020; definisce opachi i dati forniti e in merito al personale solleva dubbi di costituzionalità sui ‘quadri’, figura che sarebbe di pertinenza statale.
Insomma, l’amministrazione guidata da Toma e del centrodestra non è in grado di gestire l’ente regionale e a pagarne le spese, dirette e indirette, come sempre sono i molisani, soprattutto se pensiamo che la situazione perdura e lo vedremo con la prossima parifica.
Il rendiconto è uno dei documenti contabili più importanti per stabilire lo stato di salute di un ente, ma è giunto in ritardo, privo di approfondimento collegiale con le forze politiche e, come mette in rilievo la Corte dei Conti, è carente a livello tecnico, insufficiente nel giudizio globale.
Un documento che mostra e dimostra un Molise fermo, incapace di fare programmazione, un Molise quasi morente.
Davanti a tutto ciò il MoVimento 5 Stelle ha il dovere di proporre un’alternativa reale e concreta per il Molise. Un’alternativa alla quale lavoriamo ogni giorno.