Di solito ci lamentiamo quando un nostro atto riesce ad essere discusso in Aula dopo un certo tempo dalla sua presentazione, ma non sarà questo il caso, nonostante stiamo parlando di un’interpellanza presentata nel mese di marzo. Infatti mai argomento così sentito, soprattutto dai cittadini di Campobasso, poteva trovare momento di discussione proprio adesso.
L’area dell’ex Romagnoli ha ospitato la recentissima visita di Papa Francesco, un evento straordinario che ha visto l’intera città presa da un impegno straordinario e che ha fatto rivivere quest’area di uno splendore incredibile, con decine di migliaia di fedeli che hanno avuto modo di ascoltare le parole del Papa in quello che resta ad oggi l’unico vero spazio aperto e libero della città capoluogo di Regione. A seguire molti cittadini hanno ricostituito un comitato spontaneo che ha realizzato un primo evento di sensibilizzazione proprio la settimana scorsa, spingendo per quella che è la soluzione più richiesta, ovvero la realizzazione di un parco attrezzato, di un posto dove poter fare aggregazione sociale, rilassarsi e godere di uno spazio che non può essere destinato ad ennesime colate di cemento. Molti amministratori comunali si sono presentati all’evento, non da ultimo anche il neo Sindaco di Campobasso. Anche gli ambienti cattolici mostrano forte interesse alla realizzazione di uno spazio verde, polmone per la nostra città. Non è neanche da dimenticare come in questi anni sia stato utilizzato egregiamente e con molta umiltà da parte di associazioni sportive rugbystiche che lo hanno trasformato idealmente in un luogo di sport, per adulti, giovani e giovanissimi. Ma entriamo nel merito dell’interpellanza in oggetto.
Conosciamo tutti l’importanza dell’area ex romagnoli, un simbolo campobassano, biglietto da visita che ormai da anni versa, con particolare riferimento all’edificio dell’ex Roxy Hotel, in uno stato di abbandono e degrado, un edificio, costato alle casse della Regione circa 7 milioni di euro.
Alla luce degli ultimi accadimenti occorsi quale l’incendio di una delle ali dell’hotel, con solita e triste presa di coscienza emergenziale, si è proceduto alla pubblicazione di un bando a riprova di una totale assenza di programmazione e diligenza da parte dell’amministrazione regionale.
In via del tutto preliminare e ai fini di una maggiore chiarezza sulla questione, è utile soffermarsi sull’evoluzione storica e della vicenda.
Correva l’anno 2008 quando la Regione Molise approvava l’avviso pubblico per l’acquisizione di aree urbane per la costruzione della sede regionale e del concorso internazionale di progettazione della medesima sede, sulla base di un “impegno programmatico della Regione Molise verso la città di Campobasso” e all’interno del “protocollo 01 dell’accordo di programma sottoscritto tra Regione e Comune”, nonché in relazione al programma di trasformazione e riqualificazione urbana denominato “Masterplan città di Campobasso”.
Dopo il ricorso ai giudici amministrativi, il 14 giugno 2011, il Consiglio di Stato è intervenuto definitivamente, respingendo le istanze degli appellanti e stabilendo che l’intesa tra Comune e Regione fosse del tutto prodromica di una successiva fase realizzativa dell’opera, nell’ambito della quale si sarebbero posti – fra gli altri – tutti i problemi inerenti al rispetto delle procedure di legge in materia di varianti urbanistiche.
Infatti, “l’avviso pubblico” approvato con le delibere impugnate, secondi i magistrati, non costituiva affatto un atto di avvio di una procedura di affidamento, ma era, come detto, prodromico ad una mera manifestazione di interesse all’acquisto del terreno ai fini della successiva progettazione e realizzazione della nuova sede della Regione.
Tuttavia, deve essere rilevata in questa sede, una chiara discordanza sulla destinazione urbanistica dell’area ex stadio Romagnoli con l’amministrazione comunale, dato che nonostante la destinazione d’uso risulti attualmente, così come stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato, H1 (centro direzionale), il Comune abbia ribadito nelle proprie sedi di competenza, la necessità di destinare l’area a verde pubblico (F2).
In conclusione, cari colleghi, seppure l’intera procedura debba essere oggi avviata nuovamente, sulla certezza ex lege che tutte le attività finora svolte dall’ente Regione e dall’ente Comune non rappresentino altro che meri accordi di programma tra amministrazioni, non ricollegabili a nessun progetto ufficiale di intervento sull’area, non si può affrontare tale tema senza un’accurata disamina della questione.
In questo senso, noi crediamo fermamente che il nuovo percorso iniziato con la delibera di Giunta regionale 162 del 29 aprile 2014 non sia quello corretto, se non altro perché rappresenta lo stesso, identico e infruttuoso, sentiero già intrapreso e mai concluso.
Il tutto senza entrare neanche nel merito su come il bando sia stato fatto, dato che è notizia recente pubblicata proprio sul proprio sito che l’Ordine degli architetti di Campobasso ha rimesso delle proprie osservazioni al bando-concorso di idee finalizzato proprio alla realizzazione di uffici regionali all’interno dell’area dell’ex Roxy e dell’ex Romagnoli, all’attenzione del Consiglio nazionale degli architetti, “poiché sembra mancare di taluni elementi tipici quali l’indicazione dell’importo finanziario entro cui muoversi da parte dei concorrenti, l’indicazione dei bisogni funzionali della Regione, senza considerare che il recupero e la ristrutturazione dell’ex hotel Roxy appaiono tecnicamente impraticabili, e che la succitata zona “F (verde pubblico)” nel Piano regolatore di Campobasso non esiste”.
Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico!
Noi crediamo che l’intervento di riqualificazione dell’area ex Romagnoli, seppure di proprietà della Regione, debba – prima ancora dell’adempimento dei diversi obblighi di legge sull’osservanza dei vincoli di idoneità del terreno (v. analisi idrogeologica) – inopinatamente passare attraverso una chiara ed efficace concertazione con la cittadinanza, nonché con la stessa amministrazione.
Appare comprensibile l’intenzione e la fretta di giustificare un acquisto incauto e dannoso per le casse pubbliche, nascondendosi dietro la tenda della “spending review”, ma sosteniamo con forza il dovere della Regione Molise di dover amministrare la questione con senso di responsabilità, in un’ottica di rispetto e di condivisione, in linea con i principi di sostenibilità e trasparenza.
Tornando rapidamente alla delibera, la stessa contempla un intervento da 13.000 mq complessivi: 5.000 mq recuperati dalla demolizione e ricostruzione dell’ex Hotel Roxy, più 8.000 mq destinabili a “servizi”.
Azzardando una possibile conclusione, questa divisione dovrebbe ripartirsi su due strutture che, contando l’attuale superficie del Roxy, 1.370 mq, vedrebbe sorgere due edifici rispettivamente da cinque piani, il vecchio albergo che manterrebbe la medesima superficie e da quattro piani la nuova struttura con una superficie di 2.000 mq, per un totale di 13.000 mq.
Quello che ci chiediamo è:
– Cosa ne sarà del resto dell’area?
– Che interpretazione dovrebbe darsi all’affermazione “riservando tutte le considerevoli disponibilità residue a parco verde e urbano ed a ricuciture funzionali ed urbanistiche tese a migliorare la qualità della funzione urbana”? e, soprattutto, a quanti metri quadri equivarrebbero le “considerevoli disponibilità residue”?
È quanto mai chiaro che, attualmente, queste restano delle mere ipotesi ma, tuttavia, delle vie percorribili.
Tali considerazioni vengono esposte alla luce di un forte timore che l’operazione si trasformi nell’ennesima speculazione edilizia, dramma che affligge ormai Campobasso da anni.
Si è parlato di un centro commerciale sull’area ex Romagnoli, ci sarebbe piaciuto sentir parlare di parco pubblico o di città giardino, una locuzione che ormai ha il sapore amaro di un ricordo d’infanzia.
Una preoccupazione fondata non solo sull’impatto, a nostro avviso devastante, che avrebbe l’ennesima colata di cemento sull’area romagnoli sull’assetto urbanistico, già sconvolto, della città, ma anche sul tipo di programmazione economica dei lavori che il governo regionale si impegnerà a sostenere nei prossimi mesi, cosa che ad oggi non risulta, ma che dovrebbe, nell’osservanza dei principi costituzionali di ragionevolezza, buon andamento e legalità, in nessuna dichiarazione ufficiale di intenti.
Una preoccupazione, la nostra, fondata sulla totale mancanza di concertazione, su un modus agendi, di stampo privatistico, che l’ente regionale non può tenere in assenza di trasparenza e di comunicazione alla città circa possibili scenari e intenzioni sull’intera area.
Insomma, a noi questo intervento sembra essere figlio della fretta, piuttosto che una necessità “istituzionale”, considerando soprattutto la naturale vocazione che l’area ex romagnoli possiede, come potenziale polmone verde del capoluogo. Ben venga quindi la riqualificazione dell’edificio “ex Roxy Hotel” ma nei limiti dell’utilizzo istituzionale e nel rispetto dei principi di bio edilizia e eco sostenibilità.