I vertici Dem attaccano il governatore e suggeriscono una soluzione da noi già proposta un mese fa. Intanto il sistema sta crollando: ecco i numeri esatti del fallimento
Nel corso dell’ultima seduta monotematica sulla Sanità il MoVimento 5 Stelle ha presentato un documento che imponeva l’85% del budget previsto nel fondo regionale da destinare alle strutture pubbliche. Quel giorno, sempre il MoVimento ha anche proposto la riorganizzazione della rete ospedaliera in pochi, semplici punti: caratterizzare il Cardarelli di Campobasso come DEA di II livello, il Veneziale di Isernia e il S. Timoteo di Termoli come DEA di I livello e considerare il Caracciolo di Agnone, ospedale di zona disagiata. Ma il Consiglio regionale ha bocciato il documento, certificando la volontà di andare verso la privatizzazione della Sanità molisana.
Ora, invece, tra i vertici Dem qualcuno si è accorto dello sfacelo del sistema sanitario locale. Quindi giorni fa Ruta, Leva e Venittelli hanno lanciato una “nuova” proposta: la realizzazione di un’Azienda Ospedaliero-Universitaria, mediante protocollo d’intesa Regione-Università, che garantirebbe il DEA di II livello all’Ospedale Cardarelli, il DEA di I livello a Termoli e Isernia e il riconoscimento dell’ospedale di Agnone come presidio di area disagiata, in pratica quanto già proposto dal MoVimento 5 Stelle a inizio mese. Frattura invece ha risposto chiaramente come già fatto in Consiglio: piuttosto che mantenere il nosocomio campobassano come presidio ospedaliero di secondo livello è preferibile avviare una “inedita” integrazione tra Cardarelli e Fondazione Giovanni Paolo II, dunque tra pubblico e privato.
Ma, a quanto pare, occorre fare chiarezza anche sui numeri che accertano le condizioni drammatiche del sistema. La Sanità molisana che ha un budget regionale di 591 milioni di euro. Di questi, il 30 per cento, 170 milioni di euro, va ai soggetti privati. Un po’ troppi per il MoVimento 5 Stelle che, come visto, ha chiesto un tetto del 15% del budget per il settore privato. Intanto, però, il Governatore continua a sostenere che l’incidenza delle strutture accreditate private non va misurata solo sul numero di posti letto assegnati, ma anche sui costi, sottolineando che “il privato incide sulla spesa sanitaria solo per il 14%“. Allora, perché non votare la nostra proposta? Un dubbio ci viene, ma scompare se guardiamo i dati e facciamo opportune considerazioni.
L’assistenza ospedaliera costa in totale 367 milioni di euro all’anno. In particolare, è bene chiarirlo, alle strutture private va il 19% di questi soldi: qualcosa come 70 milioni di euro annui. Ma Frattura (e per la verità non solo lui) sostiene invece che le strutture private costino solo 33 milioni (il famoso 14%), perché non considera la cosiddetta mobilità attiva, cioè il flusso delle prestazioni ai pazienti delle altre regioni che vengono a farsi curare in Molise. Peccato che i tempi di riscossione delle entrare legate alla mobilità attiva siano biblici: in pratica sono soldi che la Regione non riesce a riscuotere, quindi è come se non ci fossero.
Un altro aspetto. Sono circa 13mila i molisani che scelgono di farsi curare fuori regione, generando la cosiddetta mobilità passiva: una massa di gente che la Sanità regionale non riesce a curare. Dunque, la Regione cosa fa? Invece di tentare di arrestare l’emorragia di pazienti molisani in fuga altrove, si fa forte di quelli che arrivano in Molise “grazie” ai privati.
In conclusione, mentre il Pd litiga e boccia Frattura spiegandogli di fare quanto proposto dal MoVimento 5 Stelle, il sistema sanitario implode: tanto a pagare sono sempre i cittadini.