Sulla sanità, e non solo su quella, la Giunta Toma si sta prendendo la responsabilità di portare il Molise a sbattere contro un muro. Un muro fatto di personalismi, di false narrazioni, di coperture dei soliti interessi e dei soliti noti. Il Consiglio monotematico di martedì scorso lo ha confermato e bisogna fare chiarezza partendo dai fatti.
È un fatto, ad esempio, che ci sono circa 28 milioni di euro delle tasse dei molisani che non sono state girate al conto della sanità, come previsto per legge. Le fiscalità dei cittadini non trasferite ammontano a 4.264.000 euro per il 2015, 6.393.000 per il 2016, 6.352.000 per il 2017, 10.635.000 per il 2018, cioè 27.645.000 euro in totale.
È un fatto che al Molise mancano 60 milioni di euro di bonus perché chi ha gestito il vecchio Piano operativo ha raggiunto solo 85 obiettivi sui 109 concordati con i ministeri, premialità che avrebbero potuto ripianare il nostro deficit sanitario.
È un fatto che in Molise dal 2012 al 2018 la mobilità passiva è aumentata in modo spaventoso: da 51 a 80 milioni di euro. Vuol dire che spendiamo di più per curare i cittadini che si rivolgono a strutture di fuori regione, mentre la mobilità attiva è diminuita.
Ed è un fatto che lo sblocco del turnover, ottenuto a luglio scorso dal MoVimento 5 Stelle con il Decreto Calabria, è stato del tutto depotenziato perché la Regione Molise non ha composto le commissioni giudicanti bloccando concorsi banditi ormai sei mesi fa, impedendo di assumere medici fondamentali per tanti ospedali e creando altri disagi ai cittadini.
Parliamo di dati sconcertanti e certificati dai Commissari, aspetto importante, sulla base dei rilievi degli ultimi Tavoli tecnici ministeriali. Numeri che spiegano anche perché la politica vuole gestire la sanità a tutti i costi.
Questa operazione verità sui conti sanitari, infatti, sarebbe stata impossibile, come lo è stata fino allo scorso anno, se il comparto sanitario fosse ancora gestito dalla politica. Ecco perché ancora oggi rivendichiamo la separazione delle cariche.
Allo stesso tempo, però non ci bastano le risposte avute dai Commissari sui nostri temi. Bene l’apertura sul blocco totale dell’extrabudget, ma ancora non capiamo qual è la linea sul budget, cosa si sta facendo per garantire al Molise una rete dell’emergenza-urgenza completa, quali sono i benefici della mobilità attiva sul bilancio regionale, quali sono le soluzioni per arginare la mobilità passiva e cosa si sta immaginando per gli accordi di confine.
Questi temi restano senza risposta, forse anche perché il presidente del Consiglio, Salvatore Micone, dopo gli interventi dei consiglieri ha lasciato ai Commissari solo 10 minuti di replica, un’assurdità studiata a tavolino, giustificata con l’interesse a rispettare i tempi di convocazione del Consiglio monotematico, che però è poi cominciato con due ore di ritardo a causa della riunione di maggioranza.
Tuttavia Giustini e Grossi dovrebbero rispondere, altrimenti forniscono alla Giunta Toma l’alibi dietro il quale nascondere le proprie responsabilità sullo sfacelo sanitario. La trasparenza è fondamentale, ma ai cittadini servono soluzioni.
Martedì abbiamo presentato le nostre soluzioni, attraverso atti sul riequilibrio del sistema pubblico-privato, atti sull’assistenza territoriale, atti che risolvono la carenza di personale nei Pronto soccorso e nei reparti, atti sulla rete ospedaliera che, ad esempio, prevedono un ospedale di area disagiata ad Agnone, Punti di primo intervento h12 integrati con le guardie mediche a Venafro e Larino e il ripristino dei parametri di sicurezza al Punto nascita di Termoli. Ma il centrodestra, non tutto per la verità, ha fatto capire subito che non avrebbe mai accettato le nostre proposte, ritrovando la maggioranza dei numeri ma non la compattezza che chiedeva Toma.
Ancora una volta, chiusi nelle loro stanze, sono stati ore a tentare di trovare il solito precario equilibrio su una posizione condivisa alla fine ritrovando la maggioranza dei voti, ma non la compattezza che vorrebbe Toma.
Ne è venuto fuori un banale impegno al presidente che dopo mesi trascorsi a dire di avere le mani legate, ora porta al tavolo della Conferenza Stato-Regioni una deroga al Balduzzi quasi come contentino a chi è stanco di sentirlo parlare solo della battaglia personale per ottenere la nomina a Commissario.
A proposito, per il MoVimento 5 Stelle sarebbe stato molto più semplice avere un Toma Commissario da contestare ogni giorno, ma avrebbe significato continuare a mischiare interessi politici e diritti dei cittadini, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Perché è ormai chiaro, ora lo dicono anche i numeri, che lo sfascio è partito tanto tempo fa. Chi non lo ammette, mente a sé stesso e agli altri.