Abbiamo presentato un’interrogazione per chiedere al presidente Toma di chiarire una serie di dubbi in merito alla gestione degli screening oncologici da parte della Regione Molise negli ultimi 18 anni.
Lo screening oncologico, dal 2001, è considerato un servizio che rientra nei LEA (Livelli essenziali di assistenza), e non come un servizio extra. Ma la Regione Molise, a quanto pare, si è adeguata solo nel 2016. Nel 2001, infatti, ha dato vita al Progetto Mimosa predisponendo anche un bando pubblico per formare una segreteria organizzativa, e quando nel 2005 ha approvato il ‘Piano regionale della prevenzione 2005/2007′, ha mantenuto la segreteria operativa e vincolata, nei nuovi contratti di lavoro, alla durata del progetto regionale e al relativo finanziamento.
Tutto questo fino al 2016, quando la Direzione Generale per la Salute della Regione Molise ha azzerato la segreteria in quanto “le attività progettuali screening oncologici debbano ritenersi comprese negli adempimenti LEA e, conseguenzialmente, come tali debbano essere assicurati nell’ambito dell’ordinaria attività di servizio”.
Ciò vuol dire che, seppur lo screening oncologico sia considerato parte dei LEA dal 2001, la Regione Molise ha continuato a pagare fino al 2016 tutte le figure professionali che erano state assunte per il Progetto Mimosa, soppresso dal 2005.
Insomma, sembra che l’Asrem abbia considerato le prestazioni connesse ai programmi di screening oncologici come attività aggiuntive a quelle ordinarie, quindi è legittimo supporre che il personale sanitario (medico, infermieristico o tecnico) che ha aderito volontariamente al servizio, abbia percepito un compenso extra rispetto al suo stipendio base. Se questo fosse vero, vorrebbe dire che l’azienda sanitaria regionale, per oltre 14 anni, ha speso milioni di euro in più per un servizio che era invece già previsto nei LEA, quindi che non avrebbe dovuto richiedere nessun costo aggiuntivo.
Già nell’ottobre 2017, sul tema, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una interrogazione in Consiglio regionale, ma l’allora governatore Paolo Di laura Frattura non ha mai risposto. Ora vediamo se lo farà il presidente Toma. Abbiamo infatti presentato una nuova interrogazione sui programmi di screening oncologico sottoponendo al governatore 9 questioni aperte. Vogliamo sapere
– se è vero che l’Asrem ha considerato le attività di screening ‘attività aggiuntive’;
– quali e quanti sono stati i costi aggiuntivi pagati per tali prestazioni a partire dal novembre 2001;
– in quali presìdi e in quante occasioni è stata utilizzata l’unità mobile di controllo per l’effettuazione degli screening oncologici;
– quali sono stati i costi, diretti e indiretti, sostenuti per l’utilizzo dell’unità mobile;
– cosa prevedono i protocolli in merito al tempo di comunicazione degli esiti degli screening ed entro quanto tempo sono stati trasmessi i risultati eseguiti nell’unità mobile per gli anni dal 2016 al 2018;
– con quali modalità sono stati trasmessi i risultati;
– di chi era la responsabilità di comunicare alla donne interessate questi risultati;
– quali sono state le percentuali di screening oncologici eseguiti nel triennio 2016-2018;
– quali sono le azioni programmate per il prossimo triennio, anche in riferimento all’ampliamento delle fasce di età pre e post screening;
Lo screening oncologico è un servizio fondamentale di prevenzione che la sanità deve garantire in piena trasparenza e con la massima efficienza.