Continua la nostra inchiesta sugli appalti di mensa e pulizie negli ospedali molisani. Dopo il Cardarelli di Campobasso, questa volta abbiamo scandagliato ciò che accade al San Timoteo di Termoli e al Vietri di Larino. Purtroppo anche in basso Molise si registra uno sperpero di denaro pubblico e numerose anomalie. Asrem e Regione Molise sono chiamate a dare risposte ai cittadini. Intanto nella prossima puntata ci occuperemo di ciò che accade nelle strutture sanitarie della provincia di Isernia
Nella prima parte abbiamo analizzato i contratti stipulati per i servizi di mensa e pulizia dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. Questa volta, invece, ci concentriamo sul basso Molise, in particolare sugli ospedali di Termoli e Larino. Per le pulizie del San Timoteo e del Vietri non c’è mai stata una vera e propria gara d’appalto. Si è ‘semplicemente’ proceduto, nel lontano 2006, ad estendere anche a questi due ospedali l’affidamento del servizio al Consorzio Cns. Lo stesso che si era aggiudicato l’incarico al Cardarelli dove, però, c’era stato un affidamento tramite gara, seppure rinnovato ad oltranza per dieci anni. Applicando lo stesso tariffario, al San Timoteo si prevedeva di spendere circa 270.000 euro l’anno in pulizie, mentre per il Vietri poco più di 280.000. Per un totale, dunque, di 551.000 euro circa. A distanza di 15 anni, i costi per pulire i due nosocomi sono lievitati fino ad un totale di 1.866.673 euro l’anno. Un aumento del 338%, senza atti ufficiali che giustifichino tali aumenti di costo. Ancora una volta, senza gara.
Ancora anomalie nei dati di fatturazione
Nelle fatture del 2017, poi, abbiamo trovato un’altra anomalia che – lo ammettiamo – dalle carte che ci hanno fornito non siamo riusciti a comprendere. Il servizio di pulizia è stato fatturato dal Consorzio con tre distinte fatture ogni mese: 43.000 euro mensili venivano fatturati per la pulizia dell’ospedale di Termoli; 31.000 euro per la pulizia dell’ospedale di Larino; 80.700 euro mensili venivano fatturati ancora per la pulizia degli ospedali di Termoli e Larino. O Termoli e Larino hanno un terzo ospedale a metà strada, di cui non siamo a conoscenza, o c’è qualcosa che non torna in quelle fatture. A queste cifre si aggiungono ulteriori 13.000 euro mensili per la pulizia degli ambulatori. Spero vivamente che ci saranno fornite delle spiegazioni su quelle presunte anomalie nella fatturazione. Ma sta di fatto che, almeno per i dati in nostro possesso, mancano atti di programmazione e vincoli giuridici (i contratti) che consentano di verificare la congruità della spesa. Un rincaro di più del 300% è già assurdo di suo, figuriamoci senza gara d’appalto.Ora il servizio di pulizia per tutti gli ospedali del Molise è stato finalmente appaltato con un’unica gara e verificheremo come sarà gestito.
Bando su servizio mensa scaduto da 23 anni
Ma veniamo al servizio mensa, che merita un discorso a parte. Con un unico contratto, si affidava il servizio per San Timoteo e Vietri. Correva l’anno 1999 e a siglarlo furono la vecchia Asl numero 4 e un’associazione temporanea di impresa, capitanata dalla nota società cooperativa Tre stelle, che ritroviamo in diversi contratti con la sanità molisana. Durata del contratto: 6 anni, rinnovabile per altri 2. Ne sono passati 23. Pensate che da contratto si pattuiva un costo di 2.360 lire per ogni colazione e 10.620 lire per i pasti principali. Attualmente il servizio ci costa complessivamente 754.000 euro per l’ospedale di Termoli, 110 mila euro per Larino. A questi soldi vanno aggiunti 217 mila euro per l’hospice e 87 mila euro per l’Rsa. Totale: 1.168.000 euro. È chiaro che la spesa del servizio mensa è strettamente legata al numero di degenze. Ed è dunque difficile prevedere a priori la spesa complessiva.
Alcune domande che meritano risposte
A questo punto mi domando: quanto possono essere attendibili le stime fatte 23 anni fa? E chi valuta oggi se il prezzo dei pasti nei nostri ospedali sia effettivamente congruo? Chi ne controlla la qualità? Ed in base a quali parametri? Anche questo approfondimento evidenzia la gravità della situazione. L’Autorità nazionale anticorruzione chiarisce che ‘Nel nostro ordinamento vige il divieto di proroga e rinnovo dei contratti di affidamento’. Questo perché le proroghe non permettono il rispetto di principi quali economicità e trasparenza. In altre parole, senza una regolare gara d’appalto si rischia di sperperare del denaro pubblico, sottraendolo ai servizi destinati ai cittadini.