Quella appena trascorsa è stata un’estate di grande sofferenza per gli operatori sanitari del basso Molise. Oltre a fronteggiare l’emergenza Covid, infatti, medici, infermieri e autisti sono stati costretti ad operare con un’ambulanza in meno: quella del 118 di Campomarino. Questo modello di organizzazione sanitaria è a dir poco fallimentare e pericoloso.
Di Valerio Fontana, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise
La postazione di pronto intervento costiero, nel periodo estivo, svolgeva un ruolo determinante nel far fronte alle esigenze di una popolazione che nei mesi estivi raggiunge i numeri dei grandi centri urbani. Dopo la riduzione del servizio nel 2019, quest’anno si è deciso addirittura di sopprimere il presidio. Un’assurdità, soprattutto se pensiamo che la zona costiera molisana ha accolto un numero di turisti decisamente superiore rispetto al passato. In pratica il basso Molise si è ritrovato con un servizio in meno e con molti turisti in più.
La cosa davvero imbarazzante è che l’Asrem sul piano tecnico, e la Regione Molise su quello politico, non hanno mosso un dito. Cosa ancor più grave se consideriamo che l’ambulanza del 118 di Termoli è stata spesso indisponibile perché utilizzata per il trasporto dei presunti positivi al coronavirus, nella stragrande maggioranza dei casi in buone condizioni di salute.
Questo sistema ha fatto sì che il presidio d’emergenza di Termoli rimanesse pressoché scoperto anche per tre ore consecutive al giorno. È quanto accaduto ad esempio lo scorso weekend a dei cittadini in difficoltà, costretti ad attendere l’ambulanza proveniente da Larino o Montenero di Bisaccia, con conseguente allungamento dei tempi di percorrenza.
Un modello organizzativo precario e insufficiente
Il Decreto Balduzzi stabilisce che, per i Livelli essenziali di assistenza, sia necessaria almeno un’ambulanza ogni 60.000 abitanti con tempi di intervento medi di 20 minuti, e che la gestione dei trasporti secondari rimanga separata dalla gestione dei servizi di soccorso sanitario urgente. Questo, in Molise, non avviene!
La realtà racconta che circa 110.000 utenti, tra abitanti e turisti, siano stati assistiti da una sola ambulanza, a mezzo servizio. Ma non finisce qui: i fondi straordinari stanziati dal governo nazionale per fronteggiare la pandemia garantivano al Molise l’acquisto di un’ambulanza in più. Al momento non si capisce che fine abbia fatto quest’ambulanza, né perché i presunti positivi siano stati sistematicamente trasportati con i mezzi del 118.
I numeri parlano chiaro
Ho fatto richiesta di accesso agli atti all’Asrem per approfondire la questione e ho scoperto dati eloquenti: l’ambulanza della costa, da sola, ha ricevuto 958 chiamate con 275 interventi nel territorio di Campomarino. I numeri parlano chiaro: se proprio bisogna riorganizzare le postazioni del 118, sopprimere quella del centro costiero è stata una decisione pericolosa e senza senso.
L’Asrem e la Regione hanno il dovere tecnico, politico e morale di giustificare e rivedere tale scelta. Di mezzo c’è la salute dei cittadini. Il basso Molise sta pagando un prezzo troppo alto alla disorganizzazione. Oltre ad interi reparti ospedalieri, a rischio ora ci sono finanche i servizi d’emergenza indispensabili ai cittadini.