La mozione di sfiducia al Governo regionale è stata bocciata con appena 11 voti contrari, compreso quello del presidente Donato Toma, e 10 voti a favore. Per l’ennesima volta, abbiamo provato fino all’ultimo istante a far prendere coscienza ai membri della maggioranza della situazione drammatica in cui stanno costringendo i molisani. Ora non vogliamo più scuse, litigi e inutili perdite di tempo: i problemi del Molise non hanno nulla a che vedere con le poltrone e con l’arrivismo politico.
I motivi della nostra seconda mozione di sfiducia
La situazione drammatica in cui versa la nostra regione è il motivo che ci ha portati a ripresentare, a distanza di pochi mesi, un’altra mozione di sfiducia. Perché era l’unico modo per interrompere questa legislatura all’insegna del bivacco. Abbiamo visto di tutto, in questi tre anni: il presidente Toma ha smontato e rimontato la sua Giunta a cadenze ravvicinate, a volte con pochi giorni o settimane di distanza. Ma, nel frattempo, ha dimenticato i veri problemi dei molisani.
La mozione di sfiducia, infatti, non era una richiesta delle sole minoranze in Consiglio, ma la ratifica di un dato di fatto: la maggioranza non c’è più. Ci era già chiaro a quattro mesi dalle elezioni, quando è andata sotto per la prima volta. La prima di una lunga serie, a memoria sono state una decina. Un record assoluto. Del resto, l’azione politica di questo governo regionale si riassume in un solo termine: rimpasto. Campioni di rimpasto, ci hanno costretti a subire ben undici provvedimenti in tre anni, tra azzeramenti, nomine e riassegnazione delle deleghe.
La maggioranza sopravvive grazie a un voto, quello di Toma
Il voto sulla sfiducia ha dato un quadro chiaro dei numeri in Consiglio, dove la maggioranza si regge su un sostanziale pareggio e sul voto dello stesso presidente. Che, anche ieri, si è auto-promosso dando fiducia a se stesso. Non si può certo parlare di ‘vittoria’ quando il voto puzza di pesante bocciatura.
Ora gli scenari che si prospettano non sono incoraggianti. La legislatura potrebbe tirare a campare, con una maggioranza così risicata da vacillare ad ogni assenza strategica. Con i singoli consiglieri che potrebbe reclamare premi sempre più prestigiosi pur di non far venire meno il proprio vitale supporto al governatore. Toma potrebbe, in sostanza, continuare ad indossare i panni del burattinaio con la ‘maggioranza’ e del burattino con i partiti della coalizione, tirato per la giacca dai crescenti appetiti politici dei suoi ‘commensali’. Oppure potrebbe fare un bagno di umiltà e ridare centralità al Consiglio regionale, imparando ad ascoltare la voce dei molisani, rappresentata anche dalle opposizioni.
I problemi dei molisani vengono prima delle poltrone
Ci hanno sempre tacciato di irresponsabilità, di cavalcare strumentalmente il dissenso fuori dall’Aula. Ma noi rispondiamo che quel dissenso va ascoltato: non si può ignorare la crescente insoddisfazione dei cittadini, abbandonati da una politica distratta e indifferente.
È chiaro che, qualora decidessero di dare un senso a questo scampolo di legislatura, portando in Consiglio atti davvero utili ai molisani, non troverebbero un veto a priori dell’opposizione. Soprattutto non ora che i molisani hanno un disperato bisogno di risposte. La vera irresponsabilità sarebbe, invece, continuare a bivaccare decidendo di non decidere. Non discutere su leggi e atti di varia natura, pur di non andare sotto.
Purtroppo, gli ultimi tre anni non lasciano presagire un cambio di rotta su interventi urgenti e indifferibili, sui grandi temi come le politiche ambientali, il turismo, i rifiuti, i ristori per le aziende, le politiche sociali e del lavoro.
Continuiamo a sentire di possibili altri rimpasti, è lo stesso presidente a prometterli per non scontentare nessun alleato. Attenzione però, perché nel gioco della sedia prima o poi qualcuno resta in piedi. E staccare la spina, solo a sei mesi dalla scadenza naturale della legislatura, non basterà a ripulire le coscienze di chi non si è speso per dare risposte reali a questa regione sofferente. Allora ribadiamo: siamo pronti a presentare mozioni di sfiducia ad oltranza, se non la smettono di bivaccare ed iniziano a pensare ai molisani, più che alle poltrone.