Da più parti, negli ultimi giorni, si sente dire – ma, guarda caso, quasi mai dai diretti interessati – che, tornando alle urne, il MoVimento 5 Stelle registrerebbe un calo di consensi. Qualche considerazione può, in proposito, tornare utile:
- in una nota trasmissione televisiva, decine e decine di operai della cintura industriale torinese ad un passo dalla perdita sia del lavoro che della cassa integrazione, alla domanda se auspicassero le “larghe intese” o lasciar lavorare i “grillini”, si sono in gran numero espressi per far lavorare Grillo ed i suoi, mandando a casa il vecchiume che ha portato il Paese sull’orlo del baratro: sarà un campione poco rappresentativo, ma, considerando anche la condizione assai precaria di chi lo ha dato, il messaggio è piuttosto significativo;
- c’era serenamente e pragmaticamente da aspettarsi l’inevitabile rigurgito del “sistema” sin qui imperante, che si sta concretando nel tentativo di paralizzare il Parlamento sovrano – la resistenza nel formare le commissioni permanenti ne è un esempio emblematico – e di realizzare le cosiddette “larghe intese” (leggi: opportunistico inciucio allargato con ovvia napolitanesca benedizione urbi et orbi);
- così come Roma non è stata costruita in un giorno, gli effetti devastanti di trent’anni almeno di “sacco d’Italia” – un saccheggio più deleterio della discesa dei Lanzichenecchi – non è pensabile possano essere corretti in periodi brevi;
- il tempo, da galantuomo qual è, fa sempre (e farà anche in questo caso) emergere i veri valori e, dall’altra parte, i celati bluff e le corte bugie.
E allora, di fronte a tutto questo? Di fronte a tutto questo:
- non perdiamo la speranza, perché le ultime, disperate, inutili bracciate di chi sta annegando nel liquame da lui stesso prodotto non possono salvarlo dal suo ineluttabile destino;
- non perdiamo la speranza, perché la paralisi parlamentare non potrà essere mantenuta ancora a lungo da chi a parole si sbatte per il bene del Paese, ma nei fatti lo sta affossando ancor di più con questo attendismo interessato, che trasforma la costituzione delle commissioni parlamentari nel prezzo per dar vita ad un governo gradito e strumentale, in un ricatto indegno per un Paese dove la gente si suicida per la precarietà, dove il Parlamento potrebbe tranquillamente trovare di volta in volta le maggioranze sulle riforme a favore dei cittadini e dove il solito marciume sta impedendo queste riforme, mostrando senza ritegno alcuno a cosa sia veramente interessato ed il bene di chi realmente persegua;
- non perdiamo la speranza , perché gli elettori lo sanno bene che la tragedia economica e sociale che stiamo vivendo non è certo colpa di chi è appena arrivato in Parlamento;
- non perdiamo la speranza, perché il MoVimento non è un partito, ma un moto spontaneo popolare che, come tale, è tecnicamente paragonabile ad una benefica frana: una frana, una volta partita, continua ad avanzare, lenta sì, ma inesorabile, e non la fermi più!
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