Al MIMIT abbiamo assistito a un nuovo nulla di fatto. Ancora una volta, il tavolo convocato con Stellantis si è concluso senza alcuna novità concreta, rimandando ogni decisione a metà dicembre. Una strategia di continui rinvii che, nel frattempo, lascia migliaia di lavoratori, specialmente quelli del Molise, in una condizione di incertezza intollerabile. L’unica certezza è il taglio al Fondo Automotive da 4,6 miliardi, previsto dalla manovra del Governo Meloni, un colpo durissimo per un settore già in grave difficoltà.
di Roberto Gravina
È evidente che la vertenza Stellantis e con essa quella della Gigafactory di Termoli deve essere trasferita direttamente a Palazzo Chigi, come sia noi che i sindacati chiediamo da tempo. Il ministro Urso ha dimostrato una ‘manifesta inferiorità’ nella gestione di una crisi che ormai lo sta travolgendo, trascinando con sé l’intera filiera automotive italiana.
Crisi automotive: i nostri emendamenti alla Legge di Bilancio
Come Movimento 5 Stelle, stiamo proponendo da tempo un cambio di passo: un tavolo automotive permanente presso la Presidenza del Consiglio, una visione strategica per la transizione verde e misure che tutelino i lavoratori e l’industria.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato due emendamenti alla Legge di Bilancio che sono direttamente collegati al tema centrale della crisi e sono: il ripristino del fondo automotive per garantire risorse essenziali alla filiera automobilistica e supportare la transizione verde e il sostegno ai lavoratori in cassa integrazione, per assicurare un sostegno concreto alle famiglie penalizzate dalla crisi.
Le nostre proposte a livello europeo
A livello europeo il Movimento ha presentato interessanti proposte, come quelle illustrate dal Pasquale Tridico, presidente Commissione questioni fiscali al Parlamento europeo e capo delegazione Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, ex Presidente Inps. Si tratta di prevedere la creazione di un fondo europeo da 100 miliardi di euro per ammortizzatori sociali sulla scia del fondo Sure attivato durante il Covid, vincolato, per le aziende che ricevono il supporto, a investimenti nelle transizioni green e alla riqualificazione della manodopera.
A ciò si dovrebbe aggiungere un obbligo di concentrare gli sforzi produttivi verso modelli di auto accessibili per le fasce a reddito medio-basso. Il piano prevede anche incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, con riduzioni dell’IVA per le famiglie meno abbienti e un ruolo diretto dello Stato nell’acquisto di mezzi di mobilità pubblica per sostenere anche le aziende della componentistica, ben conci della necessità di operare perla riduzione dei costi di produzione per rilanciare la competitività.
Lavoratori e territorio pagano il prezzo della mancanza di visione del Governo Meloni
Il Governo sta dimostrando una preoccupante mancanza di visione industriale, preferendo spostare i fondi destinati all’automotive verso il comparto difesa. L’Italia avrebbe, invece, bisogno di una strategia ambiziosa e di investimenti mirati per affrontare il ritardo accumulato rispetto ai competitor internazionali. Nel caso della Gigafactory di Termoli, abbiamo chiesto un coinvolgimento dello Stato nel capitale di ACC, come proposto già mesi fa, sul modello francese e tedesco, per garantire il futuro del progetto, bilanciando gli interessi internazionali e proteggendo il territorio italiano. Ma ciò che vediamo è solo immobilismo e attendismo, quando, invece, il Governo dovrebbe mostrare in modo chiaro e rapido le proprie idee su quanto capitale pubblico investire nel progetto. È necessario, insomma, che il Governo metta l’automotive al centro di un progetto industriale per il futuro dell’Italia, garantendo una transizione giusta e competitiva. Altrimenti, i lavoratori e i territori continueranno a pagare il prezzo di decisioni sbagliate e rinvii infiniti.