Un colpo basso ai Comuni che invece di essere premiati per la loro capacità di attrarre fondi Pnrr vengono penalizzati. Dalla bozza del decreto ministeriale formulata dal Mef e dal ministro Giorgetti si apprende con stupore che i tagli maggiori al Pnrr saranno effettuati in proporzione ai fondi ottenuti, mortificando non soltanto gli enti locali ma penalizzando quelli più virtuosi.
di Roberto Gravina
Tale decreto attua, in maniera distorta, una norma della manovra di bilancio (comma 533 della legge 213 del 2023) che chiede di assegnare i tagli “tenuto conto” dei fondi Pnrr ricevuti da ogni ente. Una formulazione che doveva essere una sorta di salvaguardia degli investimenti del Pnrr, ma che in realtà si rivela essere il suo contrario, penalizzando i Comuni, soprattutto quelli che hanno ricevuto maggiori finanziamenti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Dopo i tagli sull’edilizia sanitaria, ennesimo colpo basso dal Governo
Non bastava, quindi, il progetto dell’autonomia differenziata, peraltro aggravato dai tagli avvenuti a gennaio sul fondo perequativo che dai 4,4 miliardi previsti è stato ridotto a 800 milioni, ed i tagli avviati sull’edilizia sanitaria. Questa bozza di decreto ministeriale è un colpo basso ai Comuni, che invece di essere premiati per la loro capacità di attrarre fondi Pnrr vengono penalizzati. È inaccettabile che i Comuni più virtuosi e capaci di progettare e realizzare investimenti strategici vengano ora puniti con ulteriori tagli. Questo decreto mina la fiducia degli enti locali nel Governo e ostacola la programmazione e lo sviluppo territoriale.
Chi ha guidato o guida un Comune sa bene che i fondi non sono stati assegnati per magia ma solo grazie al lavoro straordinario degli uffici, che stressati dagli indirizzi politici dei sindaci, sono riusciti ad intercettare le opportunità del Pnrr in mezzo alle difficoltà della pandemia (e dello smart working) e del rincaro dei prezzi derivanti dal conflitto in Ucraina. Campobasso, solo per fare un esempio a me vicino, ha avuto la capacità di attirare circa 52 milioni di euro di finanziamento con il Pnrr e ora è tutta da capire quale sarebbe la percentuale reale della quale potrebbe essere costretto a fare a meno. Questo decreto ministeriale confezionato da Giorgetti e dal Mef ha, tra l’altro, del paradossale ovvero penalizza proprio coloro che hanno permesso al nostro Governo di raggiungere buoni risultati sui milestone e sui target del Piano.
Serve chiarezza sul futuro del Pnrr
In piena campagna elettorale per le Europee, il Governo Meloni mostra una preoccupante ambiguità. È evidente che la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Mentre il ministro Fitto, responsabile del Pnrr, e il leader della Lega Salvini si affrettano a minimizzare l’attuazione di questa norma prevista da Giorgetti, anch’egli fra l’altro esponente di spicco del Carroccio, dall’altra parte il Mef resta in silenzio e procede imperterrito su questa strada. Questa instabilità e indecisione non consentono uno sviluppo e una programmazione adeguata per i Comuni e per gli enti locali. Si tratta di un comportamento irresponsabile che danneggia la coesione territoriale e la fiducia nelle istituzioni. Aspettiamo che il ministro Fitto smentisca questa volta con i fatti il collega dell’Economia e rispetti le ragioni dei Comuni, sempre penalizzati quando si tratta di raggranellare risorse per accontentare i desiderata di alleati più attenti alla performance elettorale che ad altro.
Non possiamo che sperare nell’ennesima retromarcia del Governo, perché altrimenti vorrebbe significare che il progetto stesso del Pnrr, che per volontà di chi lo scrisse privilegiava proprio gli investimenti per le regioni del sud, sia stravolto ancora una volta per ingraziarsi l’alleato leghista. È tempo che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità e lavori per il bene comune, senza penalizzare chi lavora per il progresso e lo sviluppo dei nostri territori.