Il Governo conferma la bontà dell’impianto normativo, così come proposto dai portavoce del MoVimento 5 Stelle e votato in Consiglio: restano in piedi il lotto unico e la procedura di gara aperta. L’azione dell’assessore ai Trasporti, invece, si è rivelata fallimentare: a fronte di un servizio indecoroso, il prezzo dei biglietti è salito del 40%. In due anni, Niro è riuscito solo a rallentare le procedure per la gara d’appalto, che il Molise attende dal 2004. Per tutte queste ragioni, abbiamo chiesto la convocazione di un Consiglio monotematico.
Nei giorni prima di Natale 2019, con una sorta di blitz in Consiglio, l’Assessore ai trasporti Vincenzo Niro portò in aula una proposta di Legge regionale che ambiva ad una riforma del Trasporto Pubblico Locale. La sua idea era incentrata su due punti: dividere il Tpl in due lotti, in vista della nuova gara, che doveva essere ‘a procedura ristretta’. L’intera linea venne sonoramente bocciata dall’aula che preferì, come proposto invece dal MoVimento 5 Stelle, il lotto unico e la procedura di gara aperta. I nostri emendamenti, che hanno mandato sotto la maggioranza, si basavano sul principio di non creare disparità di servizio sul territorio regionale con i due lotti e di rendere, al contempo, la gara più appetibile per i grandi gruppi.
La bocciatura fece infuriare tanto l’assessore Niro che il Presidente Toma e sancì lo strappo interno alla maggioranza. È arrivata poi l’osservazione parziale del testo da parte del Consiglio dei ministri. Se non si interverrà per correggere le criticità segnalate, la Lr. 22 del 30 dicembre 2019 passerà al vaglio della Corte Costituzionale. Ma, a differenza di quanto sostenuto da Niro nelle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi alla stampa, non è il lotto unico ad essere stato osservato. Occorre dunque fare chiarezza: il Consiglio dei Ministri ha espresso perplessità sul solo comma 2 dell’articolo 3, che prevede la modifica dei ‘contratti ponte’. Avevamo proposto questo emendamento, nelle more dell’espletamento della gara, col fine ultimo di tutelare i dipendenti. Esigenza legittima, che rivendichiamo, ma questo tipo di tutela è già prevista dall’ordinamento vigente e il comma osservato ‘nulla toglie e nulla aggiunge’ alla ratio della legge.
Il vero motivo dell’impugnativa, infatti, come si legge sulla delibera del C.d.M., è che prevederebbe un’implicita conferma di quei contratti, prorogando la validità degli attuali affidamenti alle imprese private concessionarie già operanti, nonostante il termine ultimo del 3 dicembre 2019. Termine che, fissato dalla normativa comunitaria, stabilisce la fine del periodo transitorio ed il limite ultimo accordato agli Stati membri per conformarsi alle disposizioni dettate dall’articolo 5 del regolamento CE n. 1370/2007 in materia di gare di appalto. In pratica, viene ribadito che il contratto doveva essere aggiudicato entro il 3 dicembre 2019 e, tassativamente, con ‘procedura di gara equa, aperta a tutti gli operatori’, nel rispetto dei ‘principi di trasparenza e di non discriminazione’.
Restano dunque in piedi i pilastri della norma licenziata a dicembre, il lotto unico e la procedura aperta, che abbiamo voluto fortemente per rendere la futura gara appetibile ai grandi gruppi, anche internazionali. Per mantenere i buoni risultati raggiunti con quella norma ed evitare ulteriori rallentamenti, compreso il vaglio della Corte Costituzionale, abbiamo chiesto la convocazione di un Consiglio monotematico e presenteremo noi stessi una proposta di legge per abrogare il comma contestato. Va però ribadito che, in questa vicenda, emerge l’inadeguatezza dell’assessore Niro: perché il lotto unico non vìola alcuna norma comunitaria in materia di tutela della concorrenza, assunto sul quale era basato tutto il suo progetto di sdoppiare la gara di appalto in due lotti; in secondo luogo perché, se la Regione non è riuscita ad aggiudicare il contratto entro i termini previsti, la responsabilità è solo sua che, nonostante le promesse, ha voluto a tutti i costi perseguire un progetto più complesso e differente da quello previsto dalla legge vigente, di fatto rallentando l’iter.
Il solo risultato della sua opera da assessore ai trasporti è che oggi siamo costretti ad andare avanti in maniera illegittima ed estemporanea, come affermato dal Consiglio dei ministri, con i milionari affidamenti diretti a privati come Larivera e Sati. Affidamenti diretti, che si ripetono pretestuosamente dal lontano 1 gennaio 2004. Sembra quasi, a pensare male, che tutto sia stato studiato a regola d’arte per perdere altro tempo e continuare ad agire in deroga alla legge. Già a marzo 2019, il Consiglio regionale aveva dato un indirizzo all’esecutivo, chiaro ed unanime: accelerare la redazione del bando per l’assegnazione del servizio, considerando un adeguamento dei servizi minimi; rivedere i contratti ponte, nelle more dell’aggiudicazione della gara, rimodulando il costo chilometrico e garantendo maggiori tutele per i lavoratori. Nulla di tutto ciò è stato fatto. Disattendendo tutti gli impegni ricevuti dal Consiglio, l’assessore Niro ha più volte rimandato le procedure di gara e, ad oggi, non è stato pubblicato alcun bando.
Nel prossimo Consiglio monotematico chiederemo al Presidente Toma di avocare a sé la delega ai Trasporti, affinché si possa procedere senza tentennamenti all’avvio delle procedure di gara. Il Trasporto Pubblico Locale in Molise versa in condizioni indecorose, con mezzi fatiscenti che prendono fuoco e lasciano a piedi gli utenti, è affidato in deroga alle leggi vigenti, senza gara, ed è arrivato a costare il 40% in più. Se non basta questo per definire fallimentare la gestione Niro, non sappiamo cos’altro dobbiamo aspettare. I cittadini meritano un trasporto pubblico di qualità e lui non è stato in grado di fornirlo. Questo è un dato di fatto.