Le energie rinnovabili stanno aprendo una serie di opportunità allo sviluppo delle comunità e le istituzioni devono riuscire ad allargarne gli effetti anche ai centri storici e alle aree interne del Paese, pur nel rispetto dei vincoli artistici e architettonici. Questo concetto riassume il contenuto della lettera che ho inviato al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e al senatore Gianni Girotto.
Di Andrea Greco
Lo scorso lunedì, 22 novembre, ho inviato una missiva al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e al presidente della Commissione Industria, commercio e turismo in Senato, Gianni Girotto, al fine di rappresentare le difficoltà che migliaia di cittadini incontrano ogni giorno per efficientare la propria abitazione e migliorarne l’abitabilità.
Spesso, infatti, chi abita all’interno di un centro storico non riesce a realizzare impianti energetici da fonti rinnovabili a causa della normativa che coinvolge le Autorità preposte al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. In pratica, quasi sempre, anche davanti alla richiesta di installare un semplice pannello fotovoltaico, le Sovrintendenze rilasciano parere di diniego.
Questo quadro normativo rischia di arginare lo sviluppo di centri e nuclei storici e, nel medio-lungo periodo, ne mette a rischio l’esistenza dato che disincentiva i cittadini ad investire risorse e aspettative di vita in quelle zone. Tra l’altro le norme attuali creano disparità tra i cittadini, perché solo chi ha la possibilità di ricorrere al Tar contro un diniego può riuscire ad ottenere l’ok ai nuovi impianti; chi, invece, non può permettersi economicamente di ricorrere alla giustizia amministrativa, resta tagliato fuori.
Le stesse norme, per giunta, sembrano in controtendenza rispetto a progetti di sviluppo quali le ‘comunità energetiche’ che puntano a rendere i cittadini autosufficienti sul piano energetico.
Davanti a questo quadro ritengo sia il momento di cambiare normativa rendendo solamente prescrittivi i pareri delle Sovrintendenze sulle richieste di impianti fotovoltaici che ricadano in zone storiche. Sarebbe un intervento utile e da fare subito, magari tramite un emendamento alla Manovra che nei prossimi giorni sarà in Senato.
Del resto il Consiglio di Stato ha sancito un principio importante: ‘La produzione di energia elettrica da fonte solare è essa stessa attività che contribuisce, sia pur indirettamente, alla salvaguardia dei valori paesaggistici’.
Dunque, è ora che l’Italia riesca a bilanciare la tutela del paesaggio e dei borghi storici con la transizione energetica a vantaggio dei cittadini. Se davvero crediamo nella produzione di energia da fonti alternative, dobbiamo concedere a qualsiasi cittadino la possibilità di sfruttarne a pieno le potenzialità. In tal senso le ossessioni del legislatore, ad ogni livello, devono essere la decarbonizzazione e la lotta alla povertà energetica. Perché un pannello fotovoltaico, anche in un centro storico, significa efficienza energetica, tutela ambientale e sviluppo, quindi vivibilità. Ma anche perché le moderne tecnologie ci vengono incontro e l’eccellenza del made in Italy ha prodotto tipologie di pannelli che si integrano perfettamente nei centri storici.
Insomma: tutela dei borghi e fonti rinnovabili possono e devono coesistere, altrimenti ben presto non avremo più nulla da salvaguardare.