I dirigenti regionali esterni restano al loro posto e continueranno a costare alla collettività circa 570.000 euro annui. La maggioranza di centrodestra boccia la nostra proposta per rimuoverli. Il tutto nonostante il parere della Corte Costituzionale che ci dà ragione. Donato Toma se ne infischia e tira dritto. Siamo alle solite: i soldi per le poltrone ci sono, quelli per rispondere alle necessità dei cittadini no.
di Andrea Greco, portavoce M5S in Consiglio regionale
I dirigenti esterni in ruoli apicali continueranno a gravare pesantemente sul bilancio della Regione Molise. Parliamo di 190 mila euro annui che si moltiplicano per ciascun dirigente. Il conto è presto fatto, moltiplicando la cifra per i tre dirigenti esterni che saranno mantenuti in servizio.
Avevamo portato in Aula un atto per eliminare questo inutile spreco di denaro pubblico, chiedendo l’annullamento in autotutela della delibera 576, con cui dava l’incarico ai tre dirigenti. L’ultima nomina, avvenuta pochi mesi fa, era basata su una delibera di giunta basata su una legge regionale dichiarata illegittima dal massimo organo di garanzia costituzionale.
La nostra mozione voleva ristabilire gli equilibri democratici, tenendo conto del parere della Corte Costituzionale. I Giudici hanno infatti censurato il modo spregiudicato di legiferare da parte dell’attuale maggioranza sul tema della pubblica dirigenza. Toma ha negato la censura ed è andato dritto per la sua strada, ottenendo la bocciatura della nostra mozione con 9 voti contrari e 7 a favore. Così, il Consiglio regionale ha scritto un’altra brutta pagina per il Molise. Il governatore è sempre più in contrasto con l’intero arco costituzionale, dal Governo centrale alla stessa Corte. Un atteggiamento non tollerabile, che squalifica il Molise nei confronti del governo centrale e nei confronti delle articolazioni dello Stato.
Per ristabilire la verità, ricordiamo che i Giudici delle Leggi hanno sancito l’incostituzionalità della legge regionale n.4 del 2019, che consentivano l’utilizzazione temporanea del personale delle società partecipate presso altri enti regionali. Ma sulla Dirigenza in passato avevano bocciato anche la legge n.8 del 2015 con una sentenza del 2016. Insomma prima la sinistra e poi la destra hanno approvato leggi poi impugnate dal Governo e bocciate dalla Corte Costituzionale, leggi che sono servite per tenere in vita Dirigenti esterni che sono sempre gli stessi, in piena continuità tra sinistra e destra.
Si tratta di una materia tecnica, dove è facile creare confusione, pur essendo in gioco interessi pubblici importantissimi. Proprio per questo, la legislazione nazionale non prevede la possibilità del ‘comando’ nel disciplinare le società a partecipazione pubblica ed il rapporto di lavoro dei dipendenti. In altre parole: non si possono distaccare i dirigenti presso altre amministrazioni. Pratica che, invece, viene sistematicamente utilizzata da ben due legislature nella Regione Molise.
È evidente come in Molise la materia della dirigenza pubblica venga costantemente disciplinata, tanto a destra che a sinistra, non nell’interesse e secondo le necessità della ‘buona amministrazione’, ma seguendo logiche antieconomiche. Logiche che, di fatto, privano la collettività di risorse ingenti (circa 600 mila euro ogni anno), che potrebbero invece essere destinate a scopi più meritevoli. Siamo dunque alle solite: i soldi per le poltrone ci sono, quelli per rispondere alle necessità dei cittadini no.
Semmai ve ne fosse ancora bisogno, il governo Toma dimostra di non conoscere il valore della Costituzione, e non tiene conto delle raccomandazioni della Corte dei Conti. Continuano a violare norme come l’articolo 97 Cost. poste a garanzia della buona amministrazione, che deve sovrintendere iniziative e azioni del legislatore regionale. Ma un qualcosa di simile, del resto, avviene ogni qualvolta il Consiglio regionale impegna il presidente in atti che non intende prendere. Toma probabilmente crede siamo in epoca monarchica e lui è il monarca assoluto, ma a pagare sono sempre i cittadini.