Non c’è più tempo da perdere. Il Movimento 5 Stelle Molise torna sul tema trivellazioni in Consiglio regionale. Dopo l’autorizzazione rilasciata alla Petroceltic che va impugnata entro fine febbraio, il nostro territorio è sempre più sotto attacco. Sono tanti i rischi legati anche al progetto di ricerca idrocarburi di Irminio e all’impianto-serbatoio di gas del Sinarca. Chiediamo una pianificazione regionale delle concessioni minerarie a tutela del territorio, l’impugnativa davanti al Tar di tutti i decreti relativi ai procedimenti citati e l’istituzione di un Osservatorio permanente anti-trivellazioni per il controllo di tutte le pratiche di ricerca ed estrazione idrocarburi
L’evoluzione della normativa su ricerca e sfruttamento degli idrocarburi al largo delle coste italiane e su terraferma si sta concretizzando in una crescente riduzione del ruolo degli Enti locali nei procedimenti autorizzativi. All’assenza di una pianificazione a livello nazionale si è tentato di sopperire con la Strategia Energetica Nazionale, approvata con decreto interministeriale 2013, che prevede, come elemento chiave, lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale. Ma in Molise questa sicurezza e questa tutela ambientale non vengono rispettate. La regione è minacciata da permessi di ricerca su terraferma (a pochi passi da Campobasso con l’americana Irminio srl) e in mare (a poche remate dalle Isole Tremiti con l’irlandese Petroceltic srl), oltre che da pericolosi permessi a costruire, si pensi all’impianto-serbatoio di gas del Sinarca in Basso Molise.
Nonostante questi progetti, la Regione Molise non ha messo in campo alcuna azione amministrativa a supporto dei Servizi tecnici regionali per migliorare conoscenze e competenze tecniche in materia idrocarburi, sia in fase autorizzativa che in fase di controllo, né si è mai dotata di una Commissione regionale.
Ma vediamo nel dettaglio i rischi connessi ai progetti. Quello della Irminio, nel cuore del Molise, sta suscitando preoccupazioni tra le comunità locali tanto che, a dicembre scorso, gli otto Comuni interessati hanno espresso assoluta e totale contrarietà a politiche energetiche basate sulle attività di prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, inviando al Ministero competente tutte le osservazioni opposte al progetto. Si tratta di attività che possono nuocere alle bellezze naturalistiche e culturali di una regione dedita a colture e pratiche agricole tradizionali. Attività, inoltre, che possono peggiorare il rischio sismico. Il progetto della Irminio, infatti, è pericoloso anche in termini di dissesto idrogeologico e sismico dato che si concentra attorno ai monti del Matese, tra le zone più pericolose del Paese.
E passiamo alla Petroceltic che vuole trivellare in mare. Già la Giunta regionale nel 2011 espresse «la propria netta e totale contrarietà nei confronti del progetto» in quanto non in grado di esprimere valutazioni circa l’impatto ambientale del progetto sull’ecosistema marino per mancanza di dati sufficienti. Parere sfavorevole fu poi espresso anche dal Comune di Termoli.
Ora, consideriamo che l’orientamento dell’Unione europea negli ultimi anni è mirato a contrastare il cosiddetto “salami slicing”, lo spacchettamento di un singolo progetto in sotto progetti per evitare l’obbligo di valutazione ambientale complessiva. La Petroceltic, però, ha ottenuto in tre anni ben quattro permessi di ricerca confinanti per un’area totale di 1319 km2, che in pratica coprono tutto lo specchio d’acqua al largo delle coste molisane. L’ultimo di questi permessi va impugnato entro fine mese, coinvolgendo anche altri enti, per tutelare adeguatamente l’interesse dei molisani. I pericoli, anche in questo caso, arrivano dalle tecniche utilizzate: i cannoni ad aria usati per le prospezioni potrebbero danneggiare la fauna e i fondali che sono la vera ricchezza dell’arcipelago delle isole Tremiti.
Ma più rilevante è che, contrariamente a quanto specificano le normative sui requisiti di chi fa richiesta di ricerca, la Petroceltic vive una situazione finanziaria drammatica. A dicembre la società ha accertato un debito di quasi 218 milioni di dollari, a fronte di una disponibilità di cassa inferiore ai 25 milioni, peraltro in valute locali (soprattutto Egitto e Algeria), e quindi non immediatamente convertibili. Una situazione che non può garantire il richiesto “rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale”.
Altri dubbi arrivano dal “Progetto di stoccaggio di gas naturale in giacimento di idrocarburi da denominarsi Sinarca Stoccaggio”, presentato dalla Società Gas Plus Storage e da realizzarsi a Montenero di Bisaccia. Dopo il parere positivo della Regione e quello negativo del Servizio Tutela dell’ambiente della Provincia di Campobasso, ora il progetto attende solo il sì definitivo del Ministero per lo Sviluppo economico.
L’impianto-serbatoio del Sinarca in Basso Molise avrebbe una capacità di immagazzinamento di 200 milioni di metri cubi di gas. Una volta autorizzato, al suo interno verrà iniettato, a fortissima pressione, il gas che finisce nei giacimenti esauriti del suolo, gas che poi sarà estratto e “spedito” in Nord Italia e in Nord Europa. Gli impianti di stoccaggio, però, sono a forte rischio di incidente, quindi ogni Comune interessato dovrebbe dotarsi di un piano di evacuazione e rispettare una serie di prescrizioni contro eventuali fughe di metano. Soprattutto nei casi di siti di grosse dimensioni, come quello in questione, infatti, il rischio è relativo alla sismicità indotta. È stato provato che l’iniezione frequente di gas ad altissima pressione provoca terremoti, normalmente di bassa intensità, anche se in alcuni casi storici lo sciame sismico provocato ha determinato la chiusura di un impianto simile in Spagna.
Tali rischi sono previsti e comprovati dallo stesso decreto Via del 2008 che prescriveva un piano di monitoraggio microsismico tra soggetto proponente, Regione e Arpa Molise. Inoltre dal 2013 nei decreti di rilascio valutazione di impatto ambientale relativi ai siti di stoccaggio gas sono prescritti al richiedente accorgimenti ancora più drastici: “qualora la microsismicità riconducibile alle attività di esercizio dello stoccaggio eguagli o superi la Magnitudo Locale 3.0 (Richter, n.d.r.)…”. Peccato che non si capisce quali siano gli accorgimenti utili a controllare un terremoto “a posteriori”.
Restando sul tecnico, infine, aggiungiamo il fenomeno della “subsidenza”, cioè l’abbassamento del suolo indotto dall’estrazione di fluidi dal sottosuolo, anch’esso inserito nelle prescrizioni del decreto Via, che può indebolire la struttura geologica del terreno, amplificando i danni ad edifici in occasione dell’evento sismico.
Si tratta di aspetti tecnici, ma importanti per ritenere pericolosi tutti e tre i progetti: Irminio, Petrocletic e Sinarca. Ecco perché abbiano presentato una mozione che chiede tre cose al Presidente. La prima: attuare una pianificazione regionale delle concessioni minerarie, in tutela delle aree geografiche caratterizzate da produzioni di prodotti tipici con Marchi di qualità e con particolare valore ambientale o archeologico, e di un territorio oggi soggetto a dissesto idrogeologico e a rischio sismico. Tale pianificazione sarebbe uno strumento estremamente utile in fase di valutazione dei progetti da parte di una Commissione Via regionale. La seconda: impugnare regolarmente innanzi al Tar tutti i decreti di compatibilità ambientale rilasciati dal Ministero, per le attività di prospezione petrolifera nel territorio e nelle acque molisane, anche valutando ricorso amministrativo straordinario al Presidente della Repubblica. In questo senso, visti i tempi ristretti, il Movimento 5 Stelle chiede di impugnare davanti al Tar del Lazio, o in alternativa davanti al Capo dello Stato, il decreto di conferimento del permesso di ricerca assegnato alla Petroceltic. Infine il Movimento chiede l’istituzione di un Osservatorio Permanente Anti-trivellazioni che miri al controllo di tutte le pratiche relative a ricerca ed estrazione di idrocarburi, a supporto anche dei Comuni e che possa concorrere a predisporre le osservazioni di opposizione nelle procedure di Via.
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La mozione presentata si è rivelata un segno premonitore. Come annunciato pochi minuti fa dall’Ansa infatti, la società Petroceltic ha presentato al Mise istanza di rinuncia in merito al permesso di ricerca nel Mare Adriatico meridionale, a largo delle isole Tremiti. Una vittoria per l’ambiente e per il nostro mare. Ma non bisogna abbassare la guardia e aspettiamo di leggere i documenti ufficiali. Resta il fatto che, alla luce della scelta “economica” della Petroceltic, il Ministero, come riportato nell’articolo, aveva comunque rilasciato un conferimento senza che la società avesse le garanzie economiche previste in legge. Il ministro Guidi non ha svolto il ruolo di garanzia che le compete quindi dovrebbe dimettersi invece rincara la dose dicendo “Spero adesso che, grazie anche a questa scelta, venga messa una volta per tutte la parola fine ad alcune strumentalizzazioni sul tema delle attività di ricerca in mare che erano infondate già prima e che lo sono, a maggior ragione, dopo la decisione della Petroceltic”. Confusa.
Come detto però ci sono altri due progetti rischiosi che interessano il territorio e che meritano l’attenzione delle istituzioni. Per questo la Regione deve darsi una mossa!