La situazione che riguarda la pediatria di libera scelta nella zona del Matese resta preoccupante e, ad oggi, nessuno ha ancora fornito alcuna risposta a centinaia di famiglie. Il contratto della dott.ssa Maria Grazia Gallo è scaduto lo scorso 8 settembre, e nonostante il forte allarme sollevato dai genitori e la mobilitazione popolare che ha portato alla raccolta di circa 1700 firme, non c’è traccia della soluzione attesa dalla popolazione e da ben 700 bimbi.
di Angelo Primiani
Il recente dibattito sul tema andato in scena in Consiglio regionale, in seguito ad una mozione presentata dal collega Massimo Romano, è realmente poco edificante. La maggioranza ha cercato maldestramente di aggirare il problema, limitandosi a fare riferimento a una modifica dell’accordo collettivo nazionale di categoria che ad oggi impedirebbe di decretare la zona carente nell’area matesina. Ancora una volta, quindi, sono i numeri, quelli che non rispecchiano neanche lontanamente le esigenze particolari del nostro territorio, a gravare sulla pelle dei molisani. Ciò accade in barba alle regole a cui il centrodestra oggi si appella, anche in tante altre zone come Agnone, Trivento, Riccia, Montenero. Ma potremmo proseguire all’infinito.
La collettività viene dopo il singolo
In Aula è passato un messaggio inaccettabile: “Bisogna essere realisti nel dire la verità, non si possono umiliare le professionalità – ha affermato il presidente Francesco Roberti -. Esistono delle regole, esiste un primario che legittimamente ha diritto ad avere il massimale perché anche sulla base di questo si viene pagati, chi viene dopo si deve accontentare”.
Insomma, a quanto pare i nodi sono venuti al pettine e centinaia di famiglie perdono il proprio pediatra di fiducia perché bisogna garantire il massimale ad un altro professionista. Chi viene dopo si deve accontentare, dice il presidente, per buona pace di bimbi e genitori.
Ad ogni modo, l’unico ad aver prospettato un potenziale scenario alternativo alla situazione attuale è stato l’assessore Michele Iorio, ma ad oggi non risultano azioni concrete che facciano intravedere una risoluzione della problematica. Che, è bene sottolinearlo, va affrontata a 360 gradi e per tutti i territori della regione, con l’obiettivo di potenziare il servizio di assistenza pediatrica, non di continuare a tagliare qua e là, mettendo alla porta validi professionisti, e invitando giovani famiglie a lasciare questa terra.
Restano tanti i nodi da sciogliere
Intanto, restano molti i punti da chiarire: ad esempio, non si comprende se l’Asrem stia prendendo o meno in considerazione l’alto numero di pensionamenti che si abbatteranno sul settore da qui ai prossimi due o tre anni, col rischio che la situazione diventi realmente esplosiva non solo nel Matese, ma praticamente ovunque. Resta da capire quanti sono i posti davvero liberi in un raggio chilometrico accettabile poiché con un solo pediatra, stando alle informazioni da me raccolte, sarebbero diverse le famiglie costrette a recarsi anche a Campobasso per far curare i propri figli. E resta da capire se i massimali dei pediatri resteranno in pianta stabile sulla soglia attuale – estesa ad aprile, ma solo in via temporanea -, o se torneranno alle cifre precedenti.
Insomma, urge spiegare chiaramente ai genitori preoccupati cosa accadrà nei prossimi mesi e anni. Il territorio non può essere lasciato senza un piano sanitario preciso e strutturato. Nessuno scenario può essere ignorato, e deve essere affrontato subito con una strategia precisa. In tal senso, l’auspicio è che si possa riunire al più presto un tavolo tra vertici sanitari e regionali, amministratori e le stesse famiglie, con lo scopo di affrontare il delicato tema della pediatria di libera scelta con una visione a lungo termine, per garantire la continuità del servizio su tutto il territorio regionale.