Nell’ultima settimana, centinaia di imprenditori molisani si sono affrettati ad acquistare la firma digitale, inizialmente necessaria per partecipare al bando per le sovvenzioni a fondo perduto. Ora la Regione fa dietrofront e la firma digitale non è più obbligatoria. Così tantissimi imprenditori, già provati dalla crisi, si sono sobbarcati una spesa inutile.
Di Valerio Fontana, portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise
Sull’inconsistenza delle misure di Toma per fronteggiare l’emergenza economica dovuta al Covid-19 abbiamo già detto molto, tanto io che il mio collega, Angelo Primiani.
Era ormai chiaro, e non poteva essere diversamente visto il contenuto e l’ammontare delle risorse a disposizione, che gli interventi a favore delle imprese molisane sarebbero stati tanto risicati quanto iniqui. Decine di milioni di euro polverizzati senza criterio, distribuiti in modo poco trasparente e privi di qualunque effetto concreto sulla ripresa economica: un Piano Marshall da sagra paesana.
Eppure, come spesso accade in Molise, al peggio non c’è mai fine. E, infatti, ecco l’ultima trovata di Toma e del suo fantastico staff. Sabato scorso, 30 maggio, diversi giorni dopo la pubblicazione dell’ultimo avviso in stile “chi prima clicca bene alloggia”, relativo al finanziamento per aziende con fatturato inferiore ai 200.000 euro, viene emanata una determina dirigenziale che attua una significativa modifica al bando in questione.
Una correzione che elimina una delle tante storture insite nell’avviso pubblico: l’obbligo del richiedente di apporre la firma digitale alla domanda di concessione del finanziamento. Infatti la procedura, “pena l’inammissibilità” della richiesta, imponeva che la “scheda proposta” fosse firmata digitalmente dal soggetto proponente, ovvero il titolare della Pmi.
E così, nell’ultima settimana, è scattata la corsa all’acquisto e all’attivazione dei dispositivi di firma digitale: centinaia, forse migliaia, le persone che ne avranno fatto richiesta a vari provider. Quest’attivazione ha un costo che varia a seconda del gestore. Per ottenerla in tempi rapidi, il prezzo medio è di circa 100 euro.
Ora, considerando che i beneficiari del bando rivolto alle aziende con oltre 200.000 di fatturato sono stati poco più di 800, verosimilmente le Pmi beneficiarie del finanziamento dovrebbero essere circa un migliaio. Tuttavia un numero decisamente maggiore di persone si è dotato della firma digitale e ciò significa che centinaia di piccoli imprenditori in difficoltà e alla ricerca di un piccolo contributo per tentare di ripartire, non solo non vedranno neanche un euro, ma avranno perso inutilmente ulteriore denaro. Soldi che neanche servivano visto che ora la firma digitale non è più obbligatoria.
Insomma, fregati #perbene. Tutto ciò è davvero tragicomico.