La Casta ci riprova, ma il Movimento 5 Stelle annuncia battaglia in Consiglio regionale. Pronti diversi emendamenti: previsti tagli alle pensioni perpetue, ma anche in ambito reversibilità, indennità di carica e rimborsi spese
Ci risiamo. Nel collegato alla legge finanziaria 2015, da varare entro fine mese, la Casta sta cercando di ripristinare i vitalizi dei consiglieri attuali attraverso il riscatto ai fini pensionistici del periodo di mandato, con notevoli aggravi per le casse della Regione.
E’ l’ennesimo affronto per le tasche dei cittadini. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle annuncia battaglia in vista del Consiglio regionale chiamato a ratificare il Bilancio. Bisogna tentare di intervenire subito: di mezzo ci sono risorse che possono essere liberate e destinate a iniziative di più ampio respiro sociale.
E allora attenzione all’articolo 10 della Finanziaria che disciplina il nuovo sistema previdenziale dei consiglieri. Nel 2012 è stato abolito il vitalizio e proprio la finanziaria di quest’anno ha portato a regime i tagli agli assegni erogati agli ex consiglieri in forma omogenea per tutte le Regioni. Ora, comunque, gli inquilini di Palazzo Moffa passano al regime contributivo.
Ma i primi dubbi vengono leggendo i numeri delle trattenute: il 20% a carico del consigliere e il doppio (40% dell’indennità di carica) che grava sulle casse regionali, per la nuova pensione. Insomma, facendo due conti con il nuovo sistema, si capisce che le pensioni non sono poi tanto diverse dai vecchi vitalizi.
Ma i dubbi sono anche altri. Soprattutto se pensiamo agli altri scherzetti normativi inventati ultimamente. Ad esempio, quello per il quale un consigliere, dopo solo 5 anni di contribuzione a 65 anni, si ritrova con una pensione di diritto. Niente male se pensiamo ai semplici cittadini, magari operai o ricercatori.
A tutto questo il MoVimento 5 Stelle risponde con un ‘NO’ chiaro: tanto al vitalizio quanto a tutto ciò che gli assomiglia. Un no declinato attraverso diversi emendamenti all’articolo 10 che vertono, ad esempio, sulla modifica delle aliquote di contribuzione, sulla reversibilità e sui vitalizi
Emendamenti, inoltre, che riguardano anche altri aspetti, prevedendo la riduzione delle indennità di carica del 15%, la soppressione delle indennità di funzione e la riduzione del 70% del rimborso spese di esercizio del mandato, sia per i consiglieri che per gli assessori.
Dunque, un “piano di risparmio” che, come detto, servirà a rimpinguare le casse quasi vuote del settore sociale. E che, magari, potrà servire a rendere realtà il reddito minimo di cittadinanza. Da mesi il MoVimento 5 Stelle spiega a tutti che i soldi per dare speranza a migliaia di famiglie in difficoltà, ci sono: ora dimostra anche dove sono. Non resta altro che approfittarne.
Vediamo chi davvero vuole garantire un futuro ai cittadini in difficoltà e chi, invece, pensa solo al proprio.
2 commenti
Bisogna allargare la notizia e attivare un pressing presso
la sede del consiglio regionale.
Antonio Testa
Recentemente la Corte costituzionale si è infatti pronunciata contro il prelievo fino al 15% sui redditi previdenziali sopra i 90mila euro. Un riequilibrio, anche parziale, sarebbe un atto di giustizia.
Basta vedere i numeri. Oltre mezzo milione di italiani – 513,876 per l’esattezza – può contare su un assegno superiore ai 3mila euro; fra questi italiani ci sono anche circa 100mila pensionati d’oro che costano alla casse dello Stato 13 miliardi di euro. Oltre 1,3 milioni di pensionati di euro ne prendono fra i 2mila e i 3 mila euro. A questo esercito di “superfortunati” si contrappongono quasi 5 milioni e mezzo di pensionati che possono contare su un assegno fino a 499 euro e oltre 6.300mila con una pensione da 500 a 999 euro. In più di 11milioni vivono dunque con una pensione che non raggiunge i mille euro al mese. A questi vanno aggiunti circa 4,8 milioni di pensionati con un assegno compreso fra 1.000 e 1.999 euro. Sarà anche a prova di ricorso, ma un provvedimento che vada verso una più equa distribuzione delle risorse previdenziali appare più che mai necessario.
Spero si faccia qualcosa lavorando seriamente, visto che i primi ad essere colpiti sarebbero i politici e gli alti burocrati. Basterebbe applicare il ricalcolo delle pensioni su base contributiva a TUTTI, prevedendo poi degli scaglioni di esenzione / ricalcolo parziale, in modo analogo a quanto avviene per la dichiarazione dei redditi. Ad es. esenzione fino a 1500 euro, riduzione al 50% della differenza tra pensione percepita e pensione ricalcolata fino a 3000 euro, riduzione piena in base al ricalcolo per la quota sopra i 3000 euro.